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Tron

06/11/2017 12:00

Pietro Sidoti

Recensione Film, Film Fantascienza, tron,

Tron

Come vedevano il futuro 35 anni fa?

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Come vedevano il futuro 35 anni fa? Tron ce lo mostra, sfoggiando una tecnologia oggi quasi ridicola, ma all’epoca futuristica e futuribile. Nel 1982 la Disney realizza uno dei primi film quasi interamente in computer grafica (all’epoca non si chiamava ancora CGI) con attori in carne, ossa e tutine aderentissime e lucentissime che si trovano adinteragire per la prima volta con teli verdi e greenscreen, realizzando un film mostruosamente avanti per l’epoca. A parte la grafica, vero punto di forza, i temi affrontati sono quelli che l’uomo del XXI secolo si trova a dover affrontare: la digitalizzazione della vita, la sostituzione dell'umano con i robot nel mondo del lavoro, l’intelligenza artificiale, gli scanner e le stampanti 3D, il diritto d’autore, l’importanza dei videogiochi nella vita quotidiana dei giovani - e anche dei non-tanto-più-giovani - d’oggi. Tutti temi che Steven Lisberger - sia alla regia che alla sceneggiatura - affronta con delicatezza e semplicità, rimanendo dentro lo schema di un classico film Disney per famiglie (presentazione dei personaggi, buono, cattivo, aiutanti del buono, aiutanti del cattivo, piano del cattivo, soluzione del buono, viaggio, difficoltà, morto di second’ordine di cui si dimentica anche il nome, scontro, soluzione, finale...e vissero tutti felici e contenti), riuscendo a dare una venatura ottimista, che fa concludere la visione del film col sorriso.


Il film è ormai un cult. Forse proprio per la sua forma classica, il suo essere ambientato dentro un PC, ma potenzialmente vivibile in un medioevo qualsiasi, o all’epoca dei romani, o nell’antico Egitto: la storia è l’universale scontro contro il potente, semplicemente farcito di qualche bit e qualche pixel in più. La citazione di Ultimatum alla terra del 1951 ci fa capire come Steven Lisberger ami il cinema di fantascienza degli anni ‘50/’60. La stessa citazione, stavolta recitata e non scritta, verrà fatta 10 anni dopo da Sam Raimi nella sua Armata delle tenebre. Nel finale c’è un’anticipazione della realtà odierna: la città si trasforma in un gigantesco circuito, dove macchine, persone e cose si muovono velocissime come informazioni dentro un chip.


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