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Il Passo del Diavolo - Devil's Pass

19/05/2017 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Il Passo del Diavolo - Devil's Pass

Un mockumentary ispirato a una storia vera

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Cinque ragazzi americani hanno deciso di ripercorrere le orme della spedizione che, nel 1959, si concluse con la morte di nove sciatori russi i cui corpi furono ritrovati privi di vita e con strane menomazioni nei pressi del Passo di Dyatlov, situato nei Monti Urali. Un massacro avvolto nel mistero, e insabbiato dalle autorità locali, di cui i novelli avventurieri sono intenzionati a scoprire le reali cause.


Gli alieni, lo yeti, i segreti esperimenti governativi: sono varie le ipotesi che aleggiano sul cosiddetto "incidente del passo Dyatlov", tragico evento realmente avvenuto quasi sessant'anni fa e di cui non si sono mai scoperte le cause, dando così il via a una miriade di teorie fantastiche e complottiste. Il Passo del Diavolo - Devil's Pass offre la sua particolare versione dei fatti in forma di finzione tramite il mezzo del mockumentary, utilizzato per dar vita a un racconto horror memore della lezione impartita da The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair (1999) per ciò che concerne la gestione narrativa e lo stile di ripresa. La regia de Il Passo del Diavolo - Devil's Pass si deve all'abile mano di Renny Harlin, ottimo artigiano del cinema d'azione finito negli ultimi anni in un ingiusto dimenticatoio. Proprio il dinamismo del regista riesce a infondere una certa personalità a uno stile solitamente abusato e limitato. La tensione diventa elemento palpabile degli eventi dopo la mezzora introduttiva: tramite interviste, aneddoti e servizi dei telegiornali, si introduce qui il mistero allo spettatore; e proprio nei minuti iniziali veniamo già avvertiti del probabile tragico destino toccato anche ai giovani protagonisti, atipico escamotage narrativo che comunque non penalizza un'atmosfera di insondabile terrore. Soprattutto la tranche finale offre una buona dose di spaventi supportati da effetti speciali più che dignitosi, considerando anche il ristretto budget. Permangono ovviamente delle forzature nella gestione delle inquadrature (con la videocamera sempre accesa anche nei momenti più impensabili), ma il buon supporto del cast e le ipotesi che si affastellano nella progressione della vicenda: dalle orme che compaiono improvvisamente nella neve ai ritrovati resti di lingue mozzate, da campi elettromagnetici allo scioccante twist finale, riescono a mantenere un inquieto e magnetico interesse fino ai titoli di coda.


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