Evelyn (Edwige Feuillere) è una giovane vedova che vive con il figlio di nove anni. Il piccolo Pierrot se le inventa tutte pur di farsi rispedire a casa dal collegio e trascorrere più tempo con la propria madre. Evelyn, però, è la spogliarellista di punta del locale notturno parigino La Syrene, e non può permettere che suo figlio scopra lo squallore in cui si ritrova. Tutto nella vita di Evelyn e del piccolo Pierre verrà messo in discussione dopo il casuale incontro della donna col suo grande amore del passato, dal quale si era bruscamente allontanata per misteriosi motivi. Georges (George Rigaud), che non aveva mai smesso di amarla, le offre tutto ciò che dalla vita si può desiderare: amore, sicurezza, speranza. E tuttavia, per Evelyn, non sarà facile decidere. È il 1939 e Max Ophuls, maestro indiscusso del genere melodrammatico, dirige Tutto finisce all'alba. Raffinati e morbidi movimenti di macchina, e una colonna sonora musicale praticamente onnipresente, fanno da cornice all’intero svolgersi della narrazione. La pellicola in questione, recentemente restaurata da Lab80, vede l’eccezionale interpretazione di Edwige Feuillere nei panni di una madre sventurata, stanca di mentire per proteggere l’infanzia del figlio. E infatti tutta la vita di Evelyn è una gigantesca farsa: mente quando ammicca ai clienti del Syrene, mente quando parla a suo figlio ed infine mente a Georges, rifiutandosi di confessargli quanto radicalmente la sua vita sia cambiata dal loro ultimo incontro. Georges rappresenta per lei la possibilità del riscatto, ma Evelyn è una donna vinta dalla vita e accarezza soltanto per un istante l’idea di perdersi nelle braccia dell’amato per poi sfuggirgli ancora una volta. L’illusione svanisce allo stesso modo in cui nell’ultima sconsolata sequenza del film Evelyn si farà inghiottire dalle tenebre della notte inducendo così lo spettatore a domandarsi se mai ci sarà un domani.