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un progetto di Piano9 Produzioni

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Dove non ho mai abitato

15/10/2017 11:00

Angela De Angelis

Recensione Film,

Dove non ho mai abitato

L'eleganza di Dove non ho mai abitato

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Francesca (Emmanuelle Devos) è l'unica figlia di Manfredi (Giulio Brogi), grande architetto della Torino bene. Anche lei è architetto, ma si è ritirata a vita casalinga dopo aver sposato un uomo più anziano di lei. Il rapporto tra Francesca e il padre non è dei più idilliaci; ma quando quest'ultimo si sente male, è a lei che vengono affidate le redini dello studio di architettura e l'incarico per la realizzazione di una splendida villa. Il progetto è a buon punto grazie al pupillo di Manfredi, Massimo (Fabrizio Gifuni): tra lui e Francesca, dopo l'iniziale circospezione, si crea una forte sintonia, prima professionale, e poi sentimentale.


Il nuovo film di Paolo Franchi si ispira, per sua stessa ammissione, ai grandi melodrammi classici degli anni '50 e indaga i sentimenti nascosti nella vita apparentemente dorata degli ambienti alto borghesi. E proprio a partire da questi ambienti, viene indagata l'interiorità dei protagonisti: i legami che si instaurano tra architetti, professionisti intenti a progettare pareti che accolgano gli altri ma soffocati da quelle in cui essi stessi vivono. L'impostazione stilistica e formale rimanda al romanzo d'amore ottocentesco ma, mentre lì sono le regole della società a rendere impossibile lo sbloccarsi delle situazioni, qui è la mancanza di coraggio dei due protagonisti. Massimo e Francesca si muovono come in trance, prigionieri di una vita stereotipata, che li lascia fragili come un guscio vuoto.


Ma al di là di una grande eleganza nella messa in scena, il film di Franchi risulta freddo e a tratti noioso. Volendo rivaleggiare con i classici di genere, presenta un'impostazione ormai decisamente antica. La sceneggiatura, basata sui silenzi o, peggio, su dialoghi che danno tanto per scontato, non riesce a spiegare i caratteri dei personaggi e lascia allo spettatore il compito di intuire le motivazioni profonde del loro agire. La trama risulta così a tratti eccessivamente lenta per appassionare. Anche la recitazione degli interpreti principali appare affaticata, con l'unica eccezione di Fabrizio Gifuni che rende con sincerità e credibilità il suo Massimo. Giulia Michelini e Fausto Cabra, venendo forse dalla tv, aggiungono una nota di freschezza ai loro caratteri. La note maggiormente positive del film sono senz'altro l'indubbia eleganza e la sorprendente colonna sonora, che enfatizza il carattere ineluttabile del destino dei due amanti.


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