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Una festa esagerata

23/03/2018 12:00

Samantha Ruboni

Recensione Film,

Una festa esagerata

Black humor all'italiana

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Il condominio dove abitano i Parascandalo è invaso dai preparativi della festa per i 18 anni della figlia. Tra mobili, cantanti, palloncini e cibo di ogni genere, i coinquilini del palazzo devono accettare la situazione. Gennaro (Vincenzo Salemme) è il padre di famiglia: un piccolo imprenditore completamente soggiogato dalla moglie Teresa, che ormai ha perso il controllo della festa. Al piano di sotto vivono i Scamardella, padre e figlia. Il padre, molto malato, lascia questo mondo proprio nel giorno della festa tanto attesa. Che fare?


Tratto dal'omonima commedia teatrale di Vincenzo Salemme, Una Festa Esagerata è una commedia corale girata nella Napoli bene. Il tentativo è quello di raccontare con ironia l'Italia di oggi, troppo impegnata a ostentare finto sfarzo e a occuparsi di futilità per interessarsi alla vita (o alla morte) di qualcun altro. Un'altra problematica che viene a galla è l'analfabetismo disfunzionale, piaga del nostro Paese, che viene messo in scena attraverso il personaggio di Lello, il portinaio, che crede di sapere tutto ma in realtà non conosce neanche l'italiano. L'analisi "sociologica" di Salemme, però, ha qualcosa di irritante: l'umorismo spiccio fa ridere poco il pubblico e, al contrario, può infastidire molto. Solo nel finale emerge la morale del film, ma non è abbastanza per farci rivalutare il girato.


Una commedia corale dal ritmo serrato, che riprende tanto dalla sua origine teatrale, sia nello svolgimento che nella scelta di location: i due appartamenti dei condomini protagonisti. Quello di Una Festa Esagerata è un black humor che raramente troviamo in una pellicola italiana, eppure c'è qualcosa di non riuscito in questo copione: vittima anche i dialoghi, serrati botta e risposta tra personaggi ignoranti e nevrotici. La donna single ne esce malissimo, come un'affamata di uomini, scemotta e credulona, che si innamora ossessivamente dell'inquilino del piano di sopra; in generale il ritratto delle donne non è proprio il massimo. Dopo 90 minuti di urla e italiano precario, lo spettatore esce frastornato e indispettito della visione di Una Festa Esagerata.


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