Costruito a partire dal romanzo di Delphine De Vigan Da una storia vera, edito in Italia da Mondadori, Quello che non so di lei rappresenta il ritorno sul grande schermo di Roman Polanski, alle prese con due attrici di alto livello come la compagna Emmanuelle Seigner ed Eva Green. Danno vita rispettivamente alla scrittrice Delphine e alla sua ammiratrice Leila, che ama farsi chiamare “Lei”. Il successo riscosso con l’ultimo best seller ha proiettato Delphine fra le grandi autrici francesi, rendendola nota e riconosciuta, ma innescando anche un blocco creativo che le rende difficile dare l’avvio a un nuovo romanzo. In questa situazione di disagio, difficile da condividere con un compagno perennemente assente e con i figli lontani, irrompe Lei: giovane, bella e determinata ad aiutare la scrittrice che ammira a sbloccarsi. L’appoggio che Delphine trova in Lei, abbandonandosi rapidamente a confidenze e a una fiducia esagerata, porta a una situazione di difficile interpretazione; un rapporto di amore e odio, di dipendenza non dissimile da una sindrome di Stoccolma che avrà esiti di difficile interpretazione: chi è veramente Lei? E cosa vuole da Delphine? Certamente non nuovo al thriller psicologico, in cui ben poco è come sembra e il twist narrativo è sempre dietro l’angolo, Roman Polanski porta questa volta sullo schermo un film imperfetto e lungamente sottotono, sorretto esclusivamente dall’interpretazione delle due protagoniste. Particolare riconoscimento va a Eva Green, nei panni di un personaggio pienamente nelle sue corde, in cui fascino, insondabilità e instabilità vanno di pari passo su un percorso che porta inevitabilmente al delirio. Se le premesse della narrazione sono interessanti e le attrici si impegnano nel portarle al meglio sullo schermo, il film stenta ad ingranare: la sceneggiatura è sbilanciata e per una lunga parte pone lo spettatore nella condizione di chiedersi il senso dei comportamenti di Delphine e del suo atteggiamento cangiante, eppure in definitiva sempre molto accomodante nei confronti di Lei, un personaggio certamente affascinante ma estremamente scomodo. La poca credibilità di questi comportamenti, in parte giustificati nel corso della storia, si sviluppano lungo un film che monta la tensione con poco mordente. Nel complesso si tratta di un film che può risultare avvincente, a patto di accettare alcune incongruenze e forzature – almeno apparenti – che faranno lungamente dubitare dell’intelligenza di Delphine. Se non siete fan sfegatati di Roman Polanski o di una delle protagoniste, Quello che non so di lei non risulta un film imprescindibile.