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È arrivato il Broncio

02/03/2018 12:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

È arrivato il Broncio

Un film che fa galoppare fervida l’immaginazione

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Potrebbero risultare familiari i personaggi, nati dalla penna di Craig Kellman, disegnatore anche di Hotel Transylvania e Madagascar, come anche i colori luminosi di Lorax - Il guardiano della foresta: ma a parte la forma, il contenuto di È arrivato il Broncio spicca per la sua originalità.


La storia diretta dal regista Andrés Couturier è rocambolesca e si ispira al clima freak e rivoluzionario, massimamente creativo, degli anni Settanta. Infatti è esattamente da lì che proviene, essendo l’adattamento cinematografico della serie omonima andata in onda dal 1969 al 1970 in America e che ebbe un grande successo soprattutto in Messico. Nel mondo funky e psichedelico di Groovynham, il Mago del Sorriso vorrebbe rendere tutti istantaneamente felici. Le buone intenzioni del giovane e della sua fidanzata Mary però, non vengono apprezzate dal Re del regno, che vede nella spensieratezza, dispensata a larghe mani, soltanto caos e disordine. La polizia (integerrimi palloncini rossi) viene sguinzagliata e, mentre il mago resta nascosto, la ragazza viene invece arrestata e mandata in esilio nel regno della realtà, dal quale non potrà mai più fare ritorno. Il passaggio dal mondo della fantasia a quello del reale ricorda Come d'Incanto.


L’adulto smaliziato potrebbe vedere in questa premessa una metafora dallo spirito antiproibizionista, e infatti la sceneggiatura (di Jim Hecht) vede la fidanzata del protagonista suggerirgli di «raggiungere la felicità da soli»; non in modo artificiale, ma attraverso un incantesimo. Il bambino invece vedrà una storia fantasiosa e imprevedibile, nella quale il mago del Sorriso, credendosi tradito e abbandonato dalla fidanzata, diventerà il cattivo Mago del Broncio, decidendo di vendicarsi di tutti e lanciando malìe che fanno diventare le persone grigie, depresse e tristi. Interessante il messaggio che suggerisce una lettura meno semplicistica e disneyana del personaggio del cattivo, che è in realtà solo deluso e sofferente. Idea simpatica è anche fare proseguire la storia nel mondo della realtà, dove Mary mette in piedi un parco di divertimenti tale e quale al mondo fantastico che ha perduto e lo affida al nipotino Terry, ragazzo timido ma volitivo. Terry, mentre sta aggiustando la mongolfiera semidistrutta della nonna (anch’essa ormai trapassata), per sbaglio la mette in funzione e si ritrova catapultato, come Dorothy de Il Mago di Oz, nel regno di Groovynham. Riuscirà il nostro eroe a tornare nella realtà? Ma soprattutto, riuscirà lo spettatore bambino ad addentrarsi nei meandri di una storia così articolata senza annoiarsi? Di sicuro È arrivato il Broncio fa galoppare fervida l’immaginazione.


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