Quando nel 1978 John Carpenter riceve l’incarico di scrivere e dirigere Halloween sceglie di confezionare il film come un unicum: nonostante il finale apertissimo, non era nelle sue intenzioni realizzare alcun seguito. Ma i produttori, visto il successo della pellicola, iniziano a fargli pressione per un secondo capitolo e lui (probabilmente smosso non dal senso artistico, ma da un cospicuo compenso) cede, scrivendo quello che a tutti gli effetti risulta essere il secondo tempo: Halloween II - Il signore della morte (1981). Un seguito non all’altezza del primo film, nel quale Carpenter ribadisce a gran voce nel finale che così si sarebbero concluse le gesta di Michael Myers. Ma la sete di denaro delle case di produzione si sa, è insaziabile, perciò nel 1982 (esattamente un anno dopo l’arrivo del secondo capitolo, anticipando di almeno un ventennio la logica in seguito adottata dalla saga di Saw) arriva nelle sale Halloween III - Il signore della notte.
John Carpenter e Debra Hill, veri e propri artefici della saga, qui ritornano in veste di produttori, esigendo che Michael Myers non comparisse nel film. Nasce così l’idea di trasformare Halloween in una saga antologica che abbia come unico punto fermo la notte di Ognissanti.
Se ve lo state chiedendo, in questo terzo capitolo della saga non compare né viene fatta alcuna menzione del personaggio di Michael Myers.
La storia ruota infatti attorno alla Silver Shamrock Novelties, azienda californiana che produce maschere di Halloween. Dopo un misterioso suicidio, il medico curante insieme alla figlia dell’uomo iniziano a indagare sul motivo del folle gesto: ciò li porterà alla suddetta fabbrica dove le cose in realtà sono molto differenti da come appaiono. Immaginate di essere uno spettatore entrato in sala nel 1982 per vedere l’ennesimo slasher di quel periodo d’oro e trovarvi invece d’innanzi questa specie di fanta-thriller che echeggia le paranoie care a Philip K. Dick. Dev’essere stata un’esperienza a dir poco spiazzante. Il pubblico di quegli anni rimane interdetto: il film incassa molto meno rispetto ai precedenti capitoli (14 milioni solo in patria) e viene martirizzato dalla critica.
Senza dubbio il film ha molti limiti, probabilmente dettati dalla sua storia produttiva. L’esigenza di far uscire la pellicola un anno dopo Halloween II e l’ostruzionismo di Carpenter fanno sì che la sceneggiatura venga affidata allo scrittore di fantascienza Nigel Kneale. Kneale imbastisce una trama virata sugli shock psichici anziché fisici, allontanando così il film dal genere slasher. In seconda battuta la scelta in regia dell’esordiente Tommy Lee Wallace (scenografo dei precedenti due film, in seguito alla guida della miniserie tv tratta da It di Stephen King), che confeziona una pellicola dignitosa ma senza particolari guizzi di tensione, suspance o orrore (fisico o psicologico che sia).
Il risutato è un b-movie nel senso più genuino del termine, con trovate strampalate (a un certo punto si arriva a parlare del misticismo celtico di Stonehenge), ma anche alcune intuizioni e sottotesti che, per quanto grossolani, riescono comunque a inquietare.
La paranoia del protagonista, le grandi industrie viste come “il male” e soprattutto una critica all’imperante consumismo americano. Quello che proprio manca però è la logica dietro le macchinazioni della Silver Shamrock Novelties.
Genere: horror, thriller
Titolo originale: Halloween II
Paese/Anno: USA,1982
Regia: Tommy Lee Wallace
Sceneggiatura: Tommy Lee Wallace, John Carpenter
Fotografia: Dean Cundey
Montaggio: Millie Moore
Interpreti: Dan O'Herlihy, Tom Atkins, Stacey Nelkin, Michael Currie, Ralph Strait
Colonna sonora: John Carpenter, Alan Howarth
Produzione: Universal Studios
Durata: 86'