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Nelle tue mani

19/12/2018 12:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Nelle tue mani

Un nuovo genio ribelle arriva al cinema: si chiama Mathieu ed è un grande pianista

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La ricetta è semplice, da Will Hunting - Genio ribelle al primo Step Up: si prende un attore – possibilmente di bell’aspetto, viso da bravo ragazzo – e gli si affida un personaggio di umili origini; lo si cala in un contesto difficile – Southie, il Bronx, Harlem, le Banlieu – e gli si affida un talento unico. Lui non lo sa (o anche sì, poco importa) ma è un genio della matematica, un fenomeno della danza, un asso del pianoforte. In quest’ultimo caso, che poi è quello di Nelle tue mani, ci pena la musica a fare il resto. La musica salva il giovane protagonista da un destino infelice, gli fa trovare l’amore e la strada per il successo. Di film come Nelle tue mani ne esce uno ogni tot: non fanno nulla di male e sotto Natale poi sono sempre ben accetti. A patto di non aspettarsi niente di nuovo.


Mathieu (Jules Benchetrit) vive nelle Banlieu di Parigi, tra piccole rapine e furtarelli alla stazione. Tra un colpo e l’altro, si diletta a suonare il pianoforte, sua grande passione nascosta. Durante una di queste improvvisate esibizioni alla stazione, il direttore del Conservatorio di Parigi, Pierre Geithner (Lambert Wilson), scopre l’eccezionale talento di Mathieu. Dopo l’ennesimo colpo finito male, su richiesta di Pierre, il ragazzo viene assegnato ai servizi sociali proprio al Conservatorio: il direttore si batterà affinchè Mathieu possa studiare e diventare un professionista, sotto la guida della più severa insegnante della scuola (Kristin Scott Thomas), per partecipare al concorso Nazionale da dove emergono le promesse della musica. Riuscirà Mathieu a non perdersi per strada?


Non ci si può poi aspettare che un film come Nelle tue mani, ambientato tra le ormai abusatissime banlieu e il centro scintillante di Parigi, sia simpatico: non sono spiritosi né particolarmente affascinanti i protagonisti, tutti troppo rigidi e problematici; non è così efficace lo humor messo in campo («Mezzo forte, ritenuto, diminuendo, piano, a tempo. Cosa ti fanno venire in mente?» «Le capsule del caffè»), non è empatica la storia d’amore tra Mathieu e la sua bella violoncellista, come non lo è il rapporto tra il protagonista e sua madre o il suo mentore Pierre. Nelle tue mani esercita l’arte del dramma familiare e del romanzo di formazione, prendendosi forse un po’ troppo sul serio e dimenticando che – davvero – una storia come questa il pubblico l’ha già vista tante volte.


Tutto è troppo borghese, troppo parigino, anche quando si sposta in periferia. E si fatica a cogliere il sottotesto di emarginazione e riscatto sociale che la trama desidera comunicare. Eppure, per quanto ruffiano e un po’antipatico, non c'è nulla in Nelle tue mani che non funzioni: gli attori sono bravi, la vicenda appassionante, la trama sensata. Persino qualche inverosimiglianza, alla fine, può essere perdonata. Splendide le musiche, e non solo quelle suonate al pianoforte.


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