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Ricomincio da me

02/07/2019 10:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Ricomincio da me

Nell’anno dei suoi 50, J.Lo torna al cinema nei panni di una donna del Queens che si ritrova ad affrontare Manhattan

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Si può dire tutto di Jennifer Lopez, ma non che sia noiosa. Dagli esordi come attrice nella sit-com In Living Color a quelli da popstar, nel 1999 con il disco On the 6, la sua carriera è stata molte cose ma mai prevedibile. Milioni di dischi venduti e commedie blockbuster (nel 2001, nella stessa settimana il film Prima o poi mi sposo e l’album J.Lo sono rispettivamente primi al botteghino e in classifica); scandali sentimentali e look sempre eccessivi: Jennifer Lopez è stata la diva degli anni Novanta e la certezza degli anni Duemila. Ha saputo tenere il passo delle sue competitor giovani e giovanissime, come Beyonce e Ariana Grande, restando granitica nei suoi muscoli d’acciaio a ricordarci che, nonostante le piume e i brillanti, lei resterà per sempre la Jenny del Blocco. E il ruolo della ragazza di periferia le sta così a cuore che, nell’anno dei suoi 50, J.Lo torna al cinema con Ricomincio da me nei panni di una donna del Queens che si ritrova ad affrontare Manhattan.


Maya dirige con successo un centro commerciale nel Queens, circondata da amici che le vogliono bene e un fidanzato che la adora. Quando, però, per la promozione le viene preferito un uomo, che al contrario di lei è laureato, decide di licenziarsi. Complice un curriculum truccato, viene assunta a Manhattan da una grande multinazionale di cosmesi che la crede una raffinata manager laureata ad Harvard. Come se non bastasse l’equivoco, le cose si complicano quando Maya ritrova sua figlia, che aveva abbandonato da giovane per assicurarle un futuro migliore.


C’è qualcosa di molto disturbante a vedere Jennifer Lopez appesantita, sciatta e con gli orecchini a cerchio recitare - con tutto il rispetto - alla sua età la parte della ragazza del Queens a Manhattan. Ma le cose non migliorano quando l’imprescindibile cambio look da commedia romantica veste la popstar con abitini strizzati e glitterati, mentre gli autori le cuciono addosso un ruolo stantio e privo di fascino. Peccato perché, a dispetto di una certa tendenza al kitsch, non si può dire che Jennifer Lopez non sia un modello femminile di successo: in Ricomincio da me, invece, sembra essere stata ammaestrata a una particina zuccherosa e mansueta, che le si addice pochissimo. Un casting sbagliato, verrebbe da dire. Se non fosse che, a ben vedere, l’unica che veramente funziona nel film è proprio J.Lo. Vanessa Hudgens, ex-star di High School Musical, è uno dei personaggi più antipatici visti di recente in una commedia; Milo Ventimiglia, che da Gilmore Girls si è fatto notare in This is us, è forse il talento più sprecato di questo film. Il resto degli attori sono macchiette, troppo spesso protagonisti di siparietti al servizio product placement (lo shopping a NYC, il sondaggio sui cosmetici naturali) e di una trama che unisce al solito equivoco da commedia, un inverosimile melò madre/figlia. Il messaggio di fondo - la necessità per una donna di essere madre, la purezza dell’esperienza contro l’elitarietà di certi studi - è stantio e anche un po’ fastidioso: meglio la cameriera del Bronxs che faceva carriera in un hotel a 5 stelle, o la regista che se ne andava a caccia di anaconde.


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