Cinque anni fa, il primo The LEGO Movie dimostrava, se mai vi fosse stato alcun dubbio, quanto i mattoncini danesi siano entrati nell’immaginario collettivo e come Lego sia ormai un brand capace di declinarsi ben oltre il semplice giocattolo per costruzioni, adattandosi a media diversi come i videogiochi e, appunto, il cinema. Se il primo capitolo aveva indagato il rapporto fra padre e figlio e l’importanza della propria individuale creatività, messa a disposizione del gruppo per ottenere qualcosa di “meraviglioso”, il capitolo 2 ci riporta lì dove eravamo rimasti, ovvero all’invasione di Bricktown da parte degli alieni venuti dal pianeta Duplo, per poi portarci avanti nel tempo e condurci in un mondo alla Mad Max, dove tutti i personaggi che conosciamo si sono dovuti abituare a sopravvivere contro un alieno invasore di natura diversa, più evoluta e pericolosa. Tecnicamente questo secondo film recupera il sistema di animazione che aveva caratterizzato il primo, rendendolo riconoscibilissimo grazie a degli effetti in stile stop-motion, la composizione di interi mondi animati composti integralmente di mattoncini e la fusione fra riprese live-action e animazione. Applicato al secondo capitolo questo meccanismo non stupisce più, ma crea una piacevole continuità, arricchita da nuovi set di costruzioni e linee, in un continuo, massiccio e coloratissimo product placement. Le tematiche, chiaramente orientate al mondo dell’infanzia e della prima adolescenza sono sviluppate in modo più contorto di quanto non avvenisse nel primo episodio, creando una storia in cui Emmett è costretto a inseguire gli alieni dopo che questi hanno rapito Lucy, Batman e gli altri amici, per portarli dalla sovrana Quello che Voglio nel sistema Sorellare. Con l’aiuto di un nuovo amico, Rex, e della sua astronave guidata da Lego Velociraptor, Emmett dovrà impedire l’Armammageddon, anche se forse la soluzione del problema non è proprio quella che lui pensa di adottare. The Lego Movie 2: Una nuova avventura è un’evoluzione in salsa pop del primo capitolo, con più canzoni, più glitter, le consuete strizzatine d’occhio al pubblico adulto (fantastiche le incursioni della versione omino giallo di Bruce Willis/John McClane), ma un impianto più roboante e adolescenziale del primo capitolo. Anche in questo caso il percorso di Emmett e dei suoi amici è quello di una crescita che li porterà a capire che, anche se non tutto è sempre “meraviglioso”, forse anche in questo alternarsi di momenti e situazioni sta la bellezza delle cose, che la diversità può essere una risorsa quando viene accettata e che la collaborazione e la capacità di venire incontro all’altro può salvarci dalle peggiori catastrofi. Phil Lord e Christopher Miller riescono quindi a costruire un nuovo successo narrativo e commerciale, più involuto e a tratti faticoso del precedente episodio, ma capace di parlare al proprio pubblico di riferimento e di far tornare bambino anche chi non lo è più. Del resto, il fascino delle avventure che si possono vivere assemblando mattoncini non ha davvero età.