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L'Eroe

11/03/2019 11:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

L'Eroe

Salvatore Esposito torna protagonista al cinema con L'Eroe

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Salvatore Esposito torna al cinema con L'Eroe: opera prima di Cristiano Anania, che vanta collaborazioni in progetti illustri come assistente alla regia. Il pregio di Esposito è quello di prestarsi al grande schermo solamente per lavori originali e coinvolgenti. E non ha tradito le attese, neanche stavolta. Il Genny di Gomorra - La serie è apparso in film come Lo chiamavano Jeeg Robot, Zeta, Veleno e Puoi baciare lo sposo: tutte opere accumunate da un desiderio di rinnovamento, sia a livello registico che sul piano scenico e di sceneggiatura. Per certi versi, anche L'Eroe ci porta in una dimensione differente.


Giorgio (Salvatore Esposito) è un giornalista e scrittore di romanzi che, purtroppo, compone opere non ritenute all’altezza: nel corso di un’inchiesta, l’uomo viene relegato a un quotidiano di provincia per aver pestato i piedi ad un potente. Proprio quando crede di non avere nessuna possibilità di svolta, viene rapito il nipote di Giulia Guidi, proprietaria di un’azienda vinicola locale. A questo punto, la cronaca locale comincia a espandersi catturando l’attenzione di molti: Giorgio trova terreno fertile per la sua professione, che sarà utile per cercare il bandolo di quest’intricata matassa.


Cristiano Anania, al suo esordio dietro la macchina da presa, trova consenso attorno a un progetto ambizioso come questo, che si basa sull’importanza dei mezzi di informazione. La storia preme sulla spettacolarizzazione che la cronaca nera assume non appena si trova al cospetto di vicissitudini intricate; la vicenda s’impernia sulla costruzione di eroi che divengono tali nel momento in cui assurgono a un contesto più ampio, fino ad arrivare sotto gli occhi di tutti. Gente comune sopraffatta e sconvolta da un dramma che diviene punta di un iceberg nella scelleratezza umana.


L'Eroe ci catapulta senza sconti nell’infotainment che strizza l’occhio al giallo, con l’auspicio di appassionare e coinvolgere il pubblico. Ci riesce, parzialmente: se i nomi di Salvatore Esposito e Cristina Donadio arricchiscono un cast già folto, emergono delle pecche di caratterizzazione. Pensiamo alla resa del personaggio con disabilità, Francesco. Oppure alle vere e proprie stasi che la trama subisce in alcuni punti. Sicuramente questo è un esordio promettente per Cristiano Anania, che ha dimostrato di saper setacciare terreni inesplorati e li ha battuti credendoci al punto da produrre il film da indipendente.


L'Eroe avrebbe potuto funzionare meglio, con un pizzico in meno di melodramma e maggiore pathos. Un film che ha aperto un pertugio nel cinema di finzione e di genere, tra i nuovi stilemi di intrattenimento e noir.


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