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Fiore gemello

24/06/2019 11:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

Fiore gemello

Il dramma dell’immigrazione, la solitudine e l'abbandono di due indifesi in un far west senza legge

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Una Sardegna bellissima, selvaggia, deserta, che ricorda la Virginia degli anni '30 in piena depressione del film La Morte Corre sul Fiume di Charles Laughton, fa da sfondo alla vicenda raccontata in Fiore Gemello dalla regista Laura Luchetti. Proprio come nel capolavoro - nonché unico film - di Laughton, i protagonisti sono due innocenti, che si muovono, del tutto abbandonati e soli al mondo, in luoghi carichi di meraviglie e terrori. Sono braccati da un uomo malvagio, dalla fisicità eroticamente brutale, che non è Robert Michum ma l’attore Aniello Arena. Gli adolescenti protagonisti sono Anna (Anastasyia Bogach), figlia di un trafficante di migranti, e Basim (Kallil Kone) immigrato clandestino senza documenti che viene dalla Costa d’Avorio. Entrambi fuggono da un passato doloroso: sono agnelli in mezzo ai lupi, che tendono loro le mani non si sa mai se per accogliere o per sbranare. Il loro incontro, che genera un sentimento di tenerezza e desiderio di aiuto reciproco, è l’unione di due fiori gemelli: creature diverse solo in superficie, ma in realtà provenienti dallo stesso stelo. Una rarità, qualcosa di delicato e degno di essere protetto.


Laura Luchetti racconta con la poesia delle immagini, senza tante parole, il dramma dell’immigrazione, ma soprattutto la solitudine e l'abbandono di due indifesi in un far west senza legge, nel quale vince solo il più forte. Le distanze geografiche e anagrafiche si azzerano, gli stereotipi e i pregiudizi svaniscono nella landa senza tempo e senza luogo di questa fiaba nera, che usa un linguaggio profondo e spesso simbolico. La fotografia di Ferran Paredes Rubio gioca con l’alternarsi luce-buio, con i risvegli e i sogni dei ragazzi, in un vero e proprio respiro che dà ritmo al film. La bravura dei protagonisti, incluso l’anziano fioraio interpretato da un eccezionale Giorgio Colangeli, i paesaggi strepitosi e stranianti, come le montagne di sale sulle quali giocano Basim ed Anna, i grandi silenzi e i primi piani sugli sguardi degli attori contribuiscono a rendere Fiore Gemello un film evocativo, che dice tutto senza bisogno di retorica. Acclamato con successo nei festival internazionali, Fiore Gemello in Italia è stato accolto riduttivamente come un film che parla dell’amore fra un immigrato e una ragazza italiana: per vedere come stanno realmente le cose, forse, è necessario allontanarsi e allargare lo sguardo.


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