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Copia Conforme

18/05/2010 11:00

Valeria Princi

Recensione Film,

Copia Conforme

L’originale e la copia sono sempre identificabili? Con Copia conforme, in concorso per il 63° Festival di Cannes, Abbas Kiarostami (ThyssenKrupp Blues) indaga s

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L’originale e la copia sono sempre identificabili? Con Copia conforme, in concorso per il 63° Festival di Cannes, Abbas Kiarostami (ThyssenKrupp Blues) indaga sulle infinite sfumature che intercorrono tra il Vero e il Falso, due concetti dai margini non sempre netti.


James Miller (William Shimell) è uno scrittore inglese venuto in Toscana per presentare la sua ultima fatica, "Copia conforme", un libro che tenta di analizzare il tema dell'originale e della copia, del vero e del falso nella storia dell'arte. Proprio in quest'occasione fa la sua prima apparizione Elle (Juliette Binoche), gallerista francese e madre nevrotica. Appena conosciuti, i due trascorrono insieme una giornata nella vicina Lucignano, località nei pressi di Arezzo, celebre per essere scenografia di molti matrimoni. Ben presto i due instaurano un pericoloso gioco delle parti fingendo di essere marito e moglie da 15 anni.


Il dubbio permea tutta la durata del film: il confine tra realtà e finzione non è mai così netto e più volte è lecito chiederci se la coppia sia realmente sposata o se si tratti di una copia, come le tante del mondo dell'arte descritte nell'opera di James. Un uomo e una donna quasi soli sulla scena, seppur più volte si ritrovino a dialogare con altri personaggi, sembra che questi non li guardino negli occhi, a volte non se ne scorge nemmeno il viso; la sensazione di straniamento è amplificata e la coppia sembra agire in una dimensione estranea al mondo che li circonda. Molte volte i personaggi parlano attraverso il riflesso di uno specchio, oggetto-simbolo del tema del doppio. I due interpreti recitano superbamente in tre differenti lingue, italiano, francese e inglese, in uno stile antinaturalistico che sembrerebbe addirittura teatrale, volto, anche questo, ad accentuare la finzione. Abbas Kiarostami ci mostra un paesaggio (quello toscano) dai colori caldi, solare, vivo che si scontra totalmente con l’aurea grigia dei due protagonisti, nostalgici, feriti, ma incapaci di cambiare la loro natura.


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