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A-Team

18/06/2010 11:00

Marco Papaleo

Recensione Film,

A-Team

«Dieci anni fa, gli uomini di un commando specializzato operante in Vietnam vennero condannati ingiustamente da un tribunale militare...

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«Dieci anni fa, gli uomini di un commando specializzato operante in Vietnam vennero condannati ingiustamente da un tribunale militare. Evasi da un carcere di massima sicurezza, si rifugiarono a Los Angeles vivendo in clandestinità. Sono tuttora ricercati, ma se avete un problema che nessuno può risolvere, e se riuscite a trovarli, forse potrete ingaggiare il famoso A-Team.»


Senza dubbio uno degli incipit più famosi nella storia dei telefilm americani. Le rocambolesche avventure dell'A-Team hanno segnato tutti coloro che sono cresciuti negli anni '80, e a testimoniarlo sono i numerosi riferimenti e citazioni alla serie o ai suoi personaggi che troviamo in diversi prodotti di fiction prodotti nei venticinque anni successivi alla prima messa in onda del serial, datata 1983. Due episodi abbastanza recenti sono il bel video-omaggio di John Cena dal titolo Bad, bad man e la parodia inserita nell'episodio “Brian torna al college” de I Griffin, dove alcuni dei protagonisti ne reinterpretano la celebre introduzione. In Italia, fin dal suo arrivo nel 1984, la serie è rimasta impressa nei cuori di molti, che ricordano ancora il suo trascinante tema musicale, i sigari del compianto George Peppard, lo charme di Dirk Benedict, le pazzie di Dwight Schultz e soprattutto il duro dal cuor d'oro, Mr. T. A distanza di quasi trent'anni, l'A-Team torna con un remake in grande stile.


John “Hannibal” Smith, Templeton “Sberla” Peck, H.M. Murdock e Bosco “Pessimo Elemento” Baracus formano una squadra speciale dell'esercito specializzata in missioni segrete e disperate: l'A-Team. I loro metodi sono poco ortodossi, ma il risultato è sempre garantito, anche se a prima vista si direbbero solo un mal assortito gruppo di sbandati. Hannibal è un vero duro, capace di architettare piani d'azione tanto assurdi quanto efficaci; Sberla è il jolly logistico del gruppo; P.E. è il braccio e l'ingegnere; Murdock, infine, è letteralmente folle, ma non esiste pilota migliore di lui in tutte le forze armate. Insieme riescono a risolvere i casi più difficili che l'U.S. Army ha da proporre loro, ma presto rimarranno invischiati in un complotto che rischia di compromettere il loro buon nome di soldati. E allora, si giocheranno il tutto per tutto...


È dalla fine degli anni '90 che la Fox inseguiva l'idea di dare un nuovo inizio alle avventure di questo leggendario gruppo di mercenari, ma solo ora, grazie al Joe Carnahan del riuscito Narc – Analisi di un delitto, abbiamo la possibilità di rivedere in azione i beniamini degli anni '80, rispolverati in una veste nuova, pur mantenendo alcuni collegamenti col loro glorioso passato. Carnahan non si fa mancare niente: personaggi carismatici, location suggestive, belle donne e naturalmente tanta azione, sparatorie, inseguimenti, combattimenti ed esplosioni, oltre ad una buona dose di intrighi. Tutto ben dosato e soprattutto ben realizzato. Ma era lecito aspettarselo, da uno che già con pochi mezzi era riuscito a realizzare pellicole convincenti come Smokin' Aces. Ad assicurare la buona riuscita del tutto abbiamo il re-script di Brian Bloom, le musiche del sempre ottimo Alan Silvestri e la fotografia del grande Mauro Fiore, oltre all'aura dei fratelli Ridley e Tony Scott, qui in veste di co-produttori. L'alchimia del gruppo formato da Liam Neeson, Bradley Cooper, Quinton Jackson (forse il più anonimo del quartetto, lontano dal Baracus di Mr.T) e Sharlto Copley, inoltre, è ottima e tangibile, e senza di essa il film crollerebbe a picco, in quanto l'aspetto cameratesco è uno di quelli fondanti della serie, come quello della lotta alle ingiustizie sociali, uniti contro tutto e tutti per affermare la verità. Il carisma di Peppard e soci rimane una spanna più in alto, ma decisamente non ci si può lamentare del team tirato su da Carnahan. Brava anche Jessica Biel nel ruolo del Capitano Charissa Sosa, sempre alle costole del gruppo con determinazione ma anche con un notevole tocco di femminilità non volgare (in questo, il film risulta anche superiore al serial, dove le donne erano solo un “abbellimento non necessario” secondo il controverso parere dello stesso Peppard). Riuscite anche le prove degli ambigui paramilitari interpretati da Patrick Wilson, Brian Bloom e Gerald McRaney.


Eppure, c'è da avvertire il pubblico nostalgico che quello che andrà a vedere in sala è solo un'ottima rielaborazione, in chiave moderna e “realistica” (se possiamo ritenere realistiche alcune delle scene d'azione più azzardate!) del mito originale. Dimenticate le tematiche ingenuotte e i combattimenti quasi scanzonati della serie originale, dai quali nessuno (o quasi) ne usciva mai ferito in modo letale: con Carnahan si fa sul serio. “Le persone sono molto più consapevoli oggi di quanto lo fossero 25 anni fa, e se si provasse a presentare la serie così com'è ora, non si riuscirebbe a farla franca col pubblico come allora. In quel momento, l'aspetto 'camp' del telefilm rappresentava un bell'intrattenimento, ma il pubblico attuale è molto più smaliziato, così per trasportarlo nella nostra epoca, il tono e l'approccio dovevano cambiare in modo da riflettere la sensibilità contemporanea”. Questa dichiarazione d'intenti da parte del regista appare chiara, e al di là dei sentimenti da fan intransigente dell'opera originale, appare ben condivisibile alla luce del mercato odierno e del fatto che sì, in questo film i cattivi muoiono - a differenza della serie originale, sempre “a prova di bollino rosso”- ma la violenza on-screen è comunque assai contenuta. Appaiono dunque forse un po' esagerate le lamentele di Mr. T a questa pellicola, rea l'attore di aver tradito “lo spirito originale della serie”. Scelta dolorosa, forse, ma in fondo necessaria. Si spera in futuro di poter ammirare Hannibal in uno dei suoi tratti distintivi, in questo film purtroppo tralasciato: la maestria nei travestimenti ingannevoli. Parafrasando lo stesso Colonnello Smith, ci azzardiamo a dire “Adoriamo gli adattamenti cinematografici ben riusciti!”. Ed A-Team è uno di questi.


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