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RCL - Ridotte Capacità Lavorative

18/12/2010 12:00

Cristiano Caliciotti

Recensione Film,

RCL - Ridotte Capacità Lavorative

Mentre quest’estate l’Italia, campione del mondo in carica, veniva umiliata ai mondiali sudafricani uscendo ai gironi, una sconfitta analoga veniva inflitta all

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Mentre quest’estate l’Italia, campione del mondo in carica, veniva umiliata ai mondiali sudafricani uscendo ai gironi, una sconfitta analoga veniva inflitta alla classe operaia, che dimostrandosi debole cedeva al ricatto di Marchionne. L’ad Fiat metteva sul piatto la sopravvivenza dell’impianto di Pomigliano e il trasferimento a questo delle linee di produzione della Panda di Tychy, in Polonia, ma in cambio chiedeva un nuovo contratto di lavoro che riduceva a dir poco i diritti dei lavoratori, togliendo in pratica quello di sciopero e introducendo dure norme su assenze per malattie oltre ad altre varie penalizzazioni ai danni dei lavoratori. Per risolvere la questione i 5.200 dipendenti dell’impianto furono chiamati al voto, vinse il si con il 63%, l’unica opposizione sindacale dura venne dalla Fiom.


Paolo Rossi, uno dei nomi più in voga tra gli attuali intellettuali di sinistra, ha girato un film sulla Pomigliano post-referendum, indagando le ragioni del si e del no con dirette interviste ai lavoratori, ma anche al sindaco di destra e a un burocrate del sindacato, i quali hanno regalato i momenti migliori del film. La sua intenzione era fare un film di Surrealismo Civile, il che richiama espressamente alle splendide pellicole al vetriolo che furono sfornate negli anni ’70 dai registi più vicini all’estremismo di sinistra, su tutti Godard e il gruppo Dziga Vertov. C’era dunque da aspettarsi molto da questo film, soprattutto perché i protagonisti di quella stagione, il francese su tutti, hanno ormai deposto le armi, chi ritirandosi in una torre d’avorio di ermetismo culturale, chi abbandonando definitivamente la scena artistica, tutti convinti che nell’attuale insensibilità popolare pellicole del genere non siano altro che spettacolo senza impegno.


Lo diciamo subito, il tentativo di Rossi è fallito, soprattutto per incapacità dello stesso. Se il surrealismo voleva toccare il fuoco ardente del sogno allontanandosi con la poesia dalla plumbea realtà, Rossi non ha fatto altro che intramezzare interviste più o meno intelligenti, vagheggiando della realizzazione di un film – con Shakira e Nino D’Angelo – che di surrealistico non avrebbe niente se non la pretesa. Il suo film resta un ottimo documento sulla tragica sconfitta di Pomigliano, che nei tempi attuali di disinformazione e disimpegno, rischia di diventare un preludio alla perdita delle conquiste sindacali su tutto il territorio nazionale. Tuttavia ciò non basta, per la promozione gli manca il vivido graffiare che distingue un documentario da un film guerrigliero (come li chiamava Jean-Luc Godard); per il prezzo del biglietto, nella idiozia del cinema attuale, basta questo scambio di battute, vertice del film, tra Rossi e l’intelligente sindaco della cittadina.


Sindaco: “L’italiano si sforza, dicono in un detto di Pomigliano, due volte: o quando lavora per sé o quando mangia a spese degli altri. Il contadino che lavora per sé si sforza."


Rossi: "E se l’operaio lavorasse per sé? No, questa è fantascienza."


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