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From Paris with Love

14/01/2011 11:00

Vito Sugameli

Recensione Film,

From Paris with Love

Intrattenimento diretto e sfrontato in una Parigi da cartolina

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Con From Paris with Love la fabbrica Besson consolida l'ennesimo talento del cinema francese. Dopo il convincente Taken - Io vi troverò, un action movie al peperoncino, che brucia velocemente senza concedere un attimo di tregua, Pierre Morel riprova a bissare il successo con From Paris with Love. Nelle scene migliori sembra di intravedere dietro la macchina da presa John Woo (l'autore di Hard Boiled e The Killer) ma nonostante la determinazione di Morel, in patria e negli Stati Uniti il film è stato accolto freddamente - probabilmente l'approccio caricaturale e una Parigi da cartolina non determinavano a priori un potenziale commerciale.


James Reece (Jonathan Rhys-Meyers) lavora sotto copertura come assistente dell'ambasciatore americano a Parigi. Spera di superare il prossimo step e diventare un membro importante dell'agenzia. Ci riesce: la sua prima missione da agente consiste nel prelevare e aiutare un collega, Charlie Wax (John Travolta), un uomo dai modi poco ortodossi; insieme dovranno sgominare un'organizzazione criminale che fa circolare la droga a Parigi. L'arrivo di Wax metto in crisi i metodi raffinati di Reece, anche se ne apprezza la risolutezza. Ma in ballo non c'è solo un traffico di droga, ma molto di più: bisogna sventare un attentato terroristico.


Basato su una storia originale dell'autore di Léon e Il quinto elemento, il film attira con sé tutto quello che di meglio offre il cinema spettacolare. La ricetta si basa su una formula vincente e collaudata dallo stesso Besson: gli intrecci profondi ed esplicativi vengono sostituiti da una scottante pioggia al piombo, ironia e violenza mista; rigorosamente esagerata e di ampio respiro (una sorta di Commando a due). Un'arma mediatica con diversi colpi in canna, testosteronica e dalle soluzioni registiche non sempre scontate. Per questo motivo si perdona una sceneggiatura gratuita (opera di Adi Hasak), volutamente esile e comoda, poiché a compensare ci pensano le spettacolari sequenze d'azione. La storia asseconda uno sviluppo accelerato e lo sfondo parigino non è che una scusa per variare contesto: volti e situazioni sfrecciano come treni ad alta velocità, volano proiettili e battute che conservano una dose attraente di ironia e politically incorrect. John Travolta, rasato per l'occasione, interpreta un agente infallibile, tanto bizzarro nei metodi quanto spietato e imperturbabile – meno razionale e più fisico rispetto al Gabriel di Codice: Swordfish. Il suo personaggio fa da spalla ad un determinato e non sempre sicuro di sé Jonathan Rhys-Meyers; contrasti che si incontrano e che fortunatamente si imprimono sullo schermo (modelli come Arma Letale e Beverly Hills Cop aiutano). Apprezzabile l'interpretazione di Kasia Smutniak, anche se il suo personaggio perde di consistenza con il proseguo dei minuti. Pierre Morel è un regista da tenere d'occhio: è innegabile quanto il suo stile, rozzo e immaturo, preservi un tipo di intrattenimento diretto e sfrontato di cui si sente spesso il bisogno.


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