Opera prima per la giovane regista Laura Luchetti che esordisce con Febbre da fieno (dopo una piccola parentesi in Feisbum), una commedia romantica sullo sfondo di una Roma calda e appassionata. Camilla (Diane Fleri), mentre sta per essere caricata in ambulanza dopo un piccolo incidente stradale, intravede Matteo (Andrea Bosca) mentre porge agli infermieri una scarpa rimasta sull’asfalto. Tramite la borsa del ragazzo, Camilla riesce a risalire al negozio dove lavora, il Twinkled, un piccolo store per nostalgici degli anni ’60 e ’70, e si fa assumere. Il Twinkled è per tutti una sorta di rifugio dai problemi della vita di tutti i giorni: Matteo è ancora innamorato della sua ex, Giovanna (Camilla Filippi), un’artista scopertasi gay; Frankie (Giulia Michelini) ha difficoltà a relazionarsi con i ragazzi e allora scrive lettere a Jude Law perché da lui accetterebbe un rifiuto; Stefano (Giuseppe Gandini), il padrone del negozio, non vuole vedere né la concreta minaccia del fallimento economico, né quella della crisi del suo matrimonio con Patrizia (Cecilia Cinardi). Nella loro vita entra Camilla, segretamente innamorata di Matteo, e dotata di una vitalità e di un’energia trascinanti che sconvolgeranno positivamente la vita all’interno del Twinkled. Febbre da fieno è un film sulle occasioni mancate, sui sentimenti non dichiarati, sulla mancanza di comunicazione alla base dell’infelicità e il brusco (nei tempi e nei modi) colpo di scena finale suona come un monito contro i troppi silenzi che condizionano i nostri rapporti interpersonali. Suggestiva l’ambientazione, una Roma autunnale maestosa e romantica, perfettamente colta dalla fotografia di Ferran Paredes Rubio, con carrellate che sembrano trasportate dal Ponentino, il delicato vento romano che fa da collante all’intera vicenda. La confezione è decisamente fiabesca (non a caso il film è co-prodotto dalla Walt Disney Italia) e non si può non rimanere straniti davanti all’atteggiamento spesso decisamente infantile dei personaggi che inficia parecchio il risultato finale. Troppo scontata poi la scelta di fare di Gigio (Mauro Ursella), il fratello down di Camilla, la vera guida sentimentale del gruppo, un monocolus in terra caecorum; stucchevole, invece, il personaggio di Michelino, un saccente bambino di dieci anni, migliore amico del quasi trentenne Matteo. Un film romantico che sarebbe più adatto alla televisione che al cinema per tempi, dialoghi e ambientazioni, ma che risulta comunque piacevole e lontano dalla recente canonizzazione del genere tracciata in Italia dai film mocciani o aspiranti tali.