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Con gli occhi dell'assassino

11/05/2011 11:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

Con gli occhi dell'assassino

Julia (Belen Rueda), colpita da una sorta di premonizione, corre a trovare la sorella gemella Sara (sempre la Rueda) assieme al marito Isaac (Lluis Homar), conv

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Julia (Belen Rueda), colpita da una sorta di premonizione, corre a trovare la sorella gemella Sara (sempre la Rueda) assieme al marito Isaac (Lluis Homar), convinta che le sia accaduto qualcosa ed effettivamente la trovano impiccata nella cantina della sua abitazione. Tutto lascerebbe pensare a un suicidio ma Julia non ne è affatto convinta e si mette alla disperata ricerca del vero colpevole. A rendere la sua ricerca una corsa contro il tempo è una malattia degenerativa della macula che la renderà molto presto cieca (così come accaduto alla sorella) e che le limita progressivamente ogni tipo di azione.


Il regista e produttore Guillermo Del Toro ha sempre un occhio attento per il cinema fantastico/thriller; dimostra ancora una volta di vedere lontano lanciando Guillem Morales e il suo film Con gli occhi dell’assassino a quattro anni di distanza da The Orphanage di Juan Antonio Bayona. Atmosfere hitchcockiane, toni e colori nero-pece, con più di una puntata verso l’horror e ambientazioni claustrofobiche a rendere davvero godibile, almeno fino agli ultimi venti minuti, un film penalizzato da evidenti buchi nella sceneggiatura, da personaggi con cui è davvero complicato avere un minimo di empatia e da un finale ridondante, lunghissimo e telefonato. Accattivante l’idea di fondo, coinvolgente e densa di mistero l’atmosfera, ma quel “quid” che tiene attaccato lo spettatore alla poltrona per gran parte della pellicola si scioglie lentamente come neve al sole proprio nel momento topico.


Avvicente l’inizio in medias res, inquietanti l’atmosfera dark e i personaggi di contorno (i vecchi Soledad e Crespulo), con alcune scene decisamente d’effetto (su tutte Julia che ascolta i discorsi delle amiche cieche di Sara e viene percepita tramite l’odore e l’inseguimento al buio). Ben calibrata la figura dell’assassino “invisibile”, inconsistente come un’ombra ed inconsistente come uno spettro, ossessionato dagli occhi ormai incapaci di vedere. Ma se Morales è bravissimo ad alimentare la tensione per tutto lo sviluppo della trama, i buchi della sceneggiatura e qualche appesantimento davvero inutile (le sequenze più sentimentali, davvero superflue) emergono potenti nel momento topico della soluzione del mistero, sottraendo parecchio potenziale a un lavoro che poteva essere sicuramente migliore.


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