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Malarazza: Giovanni Virgilio nell’inferno mafioso delle periferie catanesi

13/11/2017 08:24

Andrea Desideri

Intervista,

In conferenza stampa a Roma il regista Giovanni Virgilio e gli attori raccontano la "loro" periferia

Alla Casa del Cinema di Roma, è stato presentato alla stampa Malarazza - Una storia di periferia. Presenti il regista Giovanni Virgilio e una parte del cast, pronti a rispondere alle domande dei giornalisti. Il film è durato 98 minuti, con la sala piena dall’inizio alla fine.


Il dibattito post proiezione è stato moderato da Laura Delli Colli, che non ha esitato – vista la crudezza del lavoro proposto – a interpellare immediatamente il regista.


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Così Giovanni Virgilio racconta il suo film: «Questa è un’indagine sulle periferie catanesi, infatti il film è girato a Librino, dove certi meccanismi e determinate realtà sono all’ordine del giorno. Volevo parlare di mafia e criminalità in maniera diversa, meno arzigogolata, non alla Gomorra e alla Suburra, per intenderci. Ho voluto portare lo spettatore nelle profondità più oscure del male».


Abbiamo chiesto al regista se ci fosse ancora speranza per coloro che nascono in determinate realtà malavitose, oppure se saranno a prescindere condannati a vivere con la prospettiva del crimine che incombe. Spiega Giovanni Virgilio: «Il film è pessimista sotto questo aspetto, ma non perché io non creda che sia possibile una rinascita, anzi proprio per cambiare le cose bisogna mostrarle più realmente possibile. Senza indorare la pillola. Le violenze che vedete nel film, in Sicilia, a Catania, succedono davvero».


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Interviene Stella Egitto, che in Malarazza - Una storia di periferia veste i panni di Rosaria: «Mi sono preparata a questo personaggio vivendo quei luoghi giorno dopo giorno, ho seguito la troupe persino durante i sopralluoghi, tra una pausa e l’altra ho avuto modo di confrontarmi con la violenza disarmante che scorre in quei vicoli».


«Non tutte le donne a questo reagiscono allo stesso modo: Rosaria, qui, è forte pur essendo fragile. Nonostante le sue debolezze, vuole sforzarsi per organizzare una via d’uscita. Un’alternativa sociale alla nefandezza».


A proposito di femminilità e determinazione, Paolo Briguglia interpreta Franco, personaggio maschile che ha deciso di mostrarsi per quel che è: un travestito. La sua parte femminile è al servizio di chiunque, visto che per vivere si prostituisce. Questo, però, non gli ha impedito di amare: «Franco è un personaggio variegato – ammette l’attore – capace di provare sentimenti e trovare una sua dimensione, malgrado si trovi in un contesto sociale capace di annichilire qualsiasi cosa».


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«Per prepararmi alla parte, ho vissuto qualche settimana con dei travestiti che mi hanno fatto capire qualcosa in più sul loro mondo. Ovviamente, l’omosessualità in determinati ambienti aumenta l’emarginazione, che, però, è solo di facciata. Infatti, abbiamo visto come Franco, alias Scilla, si intrattenga anche con boss mafiosi (i quali, in pubblico, lo ridicolizzano)».


Menzione speciale per Antonino Frasca Spada: «Fare l’attore è bellissimo, un’esperienza forte. Soprattutto perché mi sono trovato a recitare una parte così avvincente. Pur non essendo un delinquente, venendo anch’io da un quartiere periferico, conosco molto bene certe situazioni. Solo un carattere forte e la consapevolezza di sé, che non tutti hanno, può riuscire ad arginarle. Altrimenti rischi di venir risucchiato dal vortice, vedi i primi soldi facili e non capisci più nulla».


Malarazza - Una storia di periferia evidenzia con durezza, ma non senza poesia, quanto la perifericità sociale, culturale ed economica non sia la cifra dei quartieri intorno alla città, ma anche dei centri storici.


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Ci sono paesaggi e vite interrotte, c’è il coraggio di avere paura, la rivendicazione di un diritto alla vita che si traduce in un diritto a vivere la città. Personaggi fragili, ma non deboli, esprimono con forza il bisogno di essere riconosciuti, di non rimanere segregati. Figure alla ricerca di un risarcimento di dignità e giustizia.


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