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The Nice Guys, Russell Crowe e Ryan Gosling ci parlano del film

10/10/2016 18:39

Mattia Caruso

Intervista,

Grande accoglienza nella capitale per i due protagonisti, accompagnati dal produttore Joel Silver

Dopo la calorosa accoglienza riservatagli al Festival di Cannes, dove è stato presentato fuori concorso, The Nice Guys approda a Roma per un incontro con la stampa. A promuovere l'esilarante poliziesco scritto e diretto da Shane Black – in uscita nelle sale italiane il primo di giugno – il regista stesso assieme al produttore Joel Silver e alla strana coppia formata da Russell Crowe e Ryan Gosling.


É un film senz'altro anomalo, The Nice Guys, capace com'è di contaminare il noir con la commedia e di giocare con toni e registri differenti. Eppure rimane un'opera inevitabilmente agrodolce, fatta di piccole vittorie e di stentati e ambigui happy ending, estremamente distante dall'ottimismo vincente dell'action anni Ottanta. Questo almeno stando alle parole del suo creatore che, tra una battuta e l'altra, trova man forte nei suoi due interpreti, mai stati tanto entusiasti di mettersi in gioco, confrontandosi con qualcosa di apparentemente tanto distante dalle loro corde.


«Come attore hai la possibilità di interpretare ruoli che cambiano continuamente. É proprio la bellezza di questo mestiere, ti aiuta a non fossilizzarti su un solo ruolo», spiega Russell Crowe, tenendo a precisare quanto l'impegno sia invariato anche in film apparentemente più leggeri come questo. «Dramma e commedia sono la stessa cosa», continua. «Mi è piaciuto lavorare con Ryan soprattutto perché prende sul serio anche una parte comica. Vedere con quale serietà affrontava la sua performance mi ha esaltato».


Anche il suo collega pare avere le idee chiare in merito e, dopo aver scansato qualche inevitabile domanda sulla sua immagine di sex symbol («Mi sento molto a mio agio a riguardo», ironizza), tenta di spiegare la forza del film: «Bisogna cercare di mettere qualcosa di divertente anche nei film drammatici. Ho sempre sperato di farlo anche nei miei drammi e ora mi piacerebbe aver inserito qualcosa di drammatico in una commedia. Se usato bene, lo strumento comico diventa un elemento disarmante nei confronti del pubblico. Rende migliore il cazzotto emotivo, valorizzando la parte violenta e drammatica».


«A pensarci bene», lo interrompe sorridendo Crowe, «anche ne Il Gladiatore infatti ci sono scene divertenti. Quando taglio la testa a uno con due spade fa ridere, perché ne bastava una sola». «È l'errore più grande che ci sia pensare che un film debba avere un solo tono», conclude Black. E a chi chiede a chi si siano ispirati i due attori per un buddy movie tanto evocativo («A Ryan Gosling nella serie Young Hercules!», scherza Crowe), entrambi sono d'accordo nel dire di aver fatto pieno affidamento sullo script di Black che, infondo, di quel genere è uno dei padri.


«Da cinefili e cineasti quali siamo è naturale che conosciamo Stanlio e Olio, Abbott e Costello, Crosby e Hope, Gene Wilder e Richard Pryor. Ma non abbiamo mai pensato a una coppia specifica a cui ispirarci», dice Crowe, e Gosling conferma: «É tutta opera di Shane Black, i personaggi erano già così in sceneggiatura».


Una sceneggiatura solidissima, che parte dalla tradizione del noir e dalla detective story, dalla sua paranoia e dall'opposizione marcata tra i due sessi, per poi decostruire un intero genere. É quello che spiega Black, andando a fondo nei meccanismi della sua creazione, per poi continuare: «C'è una corruzione dell'innocenza in questo film che mi fa pensare sia quasi una favola. Con tanto di Pinocchi e unicorni. Una storia con cavalieri che cercano di salvare una dama in pericolo, sullo sfondo di una città corrotta. Ma anche una storia che oppone femme fatale a una ragazzina che è l'anima stessa del film, anche più in gamba dei due protagonisti». Resta il tempo per qualche indiscrezione sui progetti futuri e per riflettere sull'apparente mancanza di idee e originalità nell'industria hollywoodiana di oggi.


E se Russell Crowe annuncia di aver registrato un nuovo album con la sua band e di voler tornare presto dietro la macchina da presa («Non mi sono mai sentito a mio agio come su un set che ho diretto»), Gosling non si sbottona più di tanto e resta vago su altri due film da regista che a breve dovrebbero vedere la luce, concedendosi, però, una considerazione: «È difficile, oggi, fare film completamente originali come The Nice Guys. Ma non ho niente contro i sequel o i reboot, se sono ben fatti. Se ti innamori di un mondo a volte è bello poterlo rivisitare».


Della stessa opinione Crowe: «A teatro tutti rifanno Amleto e nessuno si fa problemi. Certo, il cinema è un ambiente più difficile. Ma non sono veri sequel o remake, è qualcosa di completamente diverso. Gli studios mettono enfasi su ciò che la gente sa già. É così che funziona».


E sul sequel di Blade Runner, Ryan? «C'è un cecchino laggiù pronto a spararmi alla testa se mi faccio scappare qualcosa».


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