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The Black Godfather: il ritratto del formidabile genio di Clarence Avant

20/04/2020 20:00

Lorenzo Bagnoli

Recensione Film, Netflix Original, Film Documentario, Black Lives Matter,

The Black Godfather: il ritratto del formidabile genio di Clarence Avant

Ritratto, ammirato e divertito, del formidabile genio di Clarence Avant

Nessuno sa esattamente che mestiere faccia Clarence Avant, ma di certo nessuno sa farlo meglio di lui. A metà strada tra un mental coach e un faccendiere, Avant è l'inventore della cultura pop afroamericana. Figlio degli anni più bui dell'apartheid americana, dotato di una straordinaria sensibilità umana e di una faccia tosta senza confini, ha trasformato quello che era un fenomeno culturale settario, in un patrimonio di tutti, lastricando così la strada per l'emancipazione sociale degli afro-americani. La sua rete di relazioni spazia dalla musica al cinema, dallo sport alla politica e in ognuno di questi settori chiunque abbia fatto carriera è stato battezzato da Avant. Per questo lo chiamano The Black Godfather.


Distribuito da Netflix, The Black Godfather (regia di Reginald Hudlin) è il ritratto, ammirato e divertito, del formidabile genio di Avant. Scontroso e arrogante, ma anche sensibile e comprensivo, Avant riempie il film con la sua personalità incontenibile. Generatore seriale di aforismi («Nella vita contano solo i numeri, nient'altro») e insulti («Who the fuck are you» ha sostituito il più convenzionale «Pronto»nelle sue conversazioni telefoniche), lo si vede intento a cazzeggiare con il grande amico Quincy Jones, a pontificare sul senso dell'esistenza insieme ai familiari, a posare in foto insieme ai più influenti personaggi del mondo (non solo) black dagli anni Cinquanta ad oggi. 

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I pezzi del ritratto di Avant si compongono con gli aneddoti di uno stuolo infinito di suoi figliocci: dal musicista Bill Withers, all'ex presidente Barack Obama, dall'attore Jamie Foxx, alla leggenda del baseball Hank Aaron. Ogni storia meriterebbe un film, in particolare quella che racconta il lanciatore hall of famer degli Atlanta Braves: esemplare.

Siamo nel 1974, Hank è il primo giocatore di baseball di colore che comincia a conquistare notorietà a suon di fuoricampo. Il giorno in cui infrange il record di palle scagliate oltre il diamante, il lanciatore riceve una chiamata dal Padrino Avant. I due non si conoscono direttamente, ma Avant si è procurato il contatto attraverso Andrew Young, leader del movimento per i diritti civili che diventerà, grazie ad Avant, uno dei più longevi sindaci di Atlanta (altra storia fantastica).

Avant vuole aiutare Hank a gestire l'incombente popolarità e renderla conveniente: senza tanti convenevoli, il neo agente si presenta alla porta dell'amministratore delegato di Coca-Cola: «I neri bevono Coca-Cola», gli dice. Comincia così la conversazione che frutterà al giocatore il primo contratto pubblicitario della carriera.

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Più il regista Reginald Hudlin scava nella vita e nelle opere di Avant, più emergono doppiezze e misteri, trattati sempre con la complicità e la leggerezza che conviene a un film di questo tenore. La prima riguarda l'inizio carriera: il mentore di Avant è stato Joe Gasler, famosissimo agente di Louis Armstrong e Billie Holiday, ma anche socio in affari di Al Capone. Il Padrino nero si scrolla di dosso ogni accostamento con la mafia in una singola alzata di spalle: «Mi chiamino come cazzo vogliono, Mr Gasler mi ha insegnato il lavoro». Oltre ai successi, in carriera Avant ha collezionato anche un clamoroso fallimento con la Sussex Record (il nome è la crasi di Success e Sex, «le due cose che la gente vuole davvero»), da cui si è ripreso con i suoi infiniti agganci, in circostanze non del tutto trasparenti. 

Tuttavia il vero enigma di Avant è a monte: che cosa può averlo spinto ad essere quello che è? Per quanto schietto e autentico, l'interessato non risponde mai con onestà a questa domanda. Tanto che la narrazione del film, dolcemente e quasi senza accorgersene, lo lascia recitare la maschera di iracondo uomo d'affari, venale e arrogante, per indagare la verità con il cerchio più intimo di amici e conoscenti. La risposta è unanime: lo scopo istintivamente perseguito da Avant è stato ottenere il progresso, promuovendo la cultura nel senso più ampio, al di là delle razze. Avant ne è consapevole, per quanto si schernisca.

 

La sua parabola insegna quanto possa essere politica e dirompente l'industria dell'intrattenimento, quanto una canzone o un programma tv possa produrre cambiamento sociale.


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Genere: documentario

Titolo originale: The Black Godfather

Paese/Anno: USA, 2019

Regia: Reginald Hudlin

Sceneggiatura: Reginald Hudlin 

Distribuzione: Netflix

Durata: 118'

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