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Sin señas particulares (2020), un western materno: la recensione del film di apertura del TFF38

21/11/2020 09:37

Cristiano Salmaso

Recensione Film, Festival, Torino Film Festival, Film Messico, #TFF38,

Sin señas particulares (2020), un western materno: la recensione del film di apertura del TFF38

Un racconto epico scuro, spoglio e silenzioso

Sin señas particulares è il titolo che appare dopo il prologo, dove la protagonista ha sfogliato le foto archiviate di persone scomparse, poi trovate morte. Rigo e Jesus sono due ragazzi che decidono di lasciare il Messico per cercare fortuna in Arizona; salgono su uno dei tanti bus che percorrono l'America, ma finiscono nelle mani di una banda e per Rigo il viaggio finirà per sempre. 

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La madre di Jesus decide così di partire alla ricerca del figlio, incoraggiata anche da quella di Rigo, che convince il marito a darle un passaggio fino alla frontiera.  

Magdalena si scontra inizialmente con la burocrazia, anche quella della morte, ma le parole di un'altra madre che ha appena riconosciuto il cadavere del figlio, scomparso quattro anni prima, le danno un motivo in più per non arrendersi: «Se firma, accetta che smettano di cercarlo». Non sarà né il primo incontro, né il più importante: prima Miguel, un ragazzo messicano che ha intrapreso il viaggio a ritroso, con il quale nascerà un legame tanto imprevisto quanto indissolubile; poi un compagno di viaggio del figlio, che la aiuterà trovare la pista giusta. Ma incontro anche con se stessa, perchè dopo quella che si rivelerà un vera e propria discesa agli inferi, tornare indietro sembrerà impresa ancora più difficile. «Non torno finchè non lo trovo», nonostante ci sia tutta la paura del Messico da attraversare, con i suoi confini, le sue strade pericolose, le sue no man's land.

Sin señas particulares

Premio Speciale della Giuria al TFF38

Racconto epico scuro, spoglio e silenzioso, Sin señas particulares di segni ne seminerà invece molti, per poi raccoglierli tutti nella parte conclusiva. A partire dal titolo, perchè Rigo verrà invece riconosciuto proprio per la sua macchia bianca sulla faccia, e sarà personaggio chiave per arrivare a Jesus. Un nome non casuale il suo, come quello della madre: in un paese nel quale la religione ha un ruolo fortissimo, il viaggio finirà per assumere caratteri biblici, compresi le preghiere, le fiamme e il Diavolo, Caino e Abele.

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Un western senza cavalli, ma con tutti i suoi simboli: l'assalto (non alla carovana ma al greyhound), gli spazi sconfinati, le attese, le figure solitarie, le riprese di spalle («Di spalle ci assomigliamo tutti», risponde Manuel a Magdalena che ha rivisto in lui suo figlio); e ancora, il bene contro il male, il senso della giustizia, il badare a se stessi.

Mercedes Hernandez 

Premio Migliore Attrice al TFF38

Sin señas particulares è un “western materno” del cinema americano, che passa ancora una volta per una delle sue strade maestre. Opera prima che soffre più di altre il piccolo schermo, e che indugia forse troppo sui suoi simboli nel finale, che vuole colpire e chiarire tutto insieme. Il registro freddo e distaccato dell'inizio, che un po' ricorda il Post mortem di Larraín e un po' il recentissimo Nomadland, proprio come questo si perde poi per strada; ma Fernanda Valadez, che ha già il controllo e la maturità dell'autore consumato, firma un esordio che non imita nessuno: senza superbia, senza stile, senza lacrime.


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Genere: drammatico

Titolo: Sin señas particulares

Paese/Anno: Messico, 2020

Regia: Fernanda Valadez

Sceneggiatura: Fernanda Valadez, Astrid Rondero

Fotografía: Claudia Becerril

Montaggio: Astrid Rondero

Interpreti: Mercedes Hernández, David Illescas, Juan Jesús Varela

Durata: 105'

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