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Wong Kar-wai: chi è il regista del capolavoro In the mood for love

25/11/2020 23:26

Alfredo De Vincenzo

Ritratto, Wong Kar Wai, Film Corea del Sud, Tony Leung, Maggie Cheung,

Wong Kar-wai: chi è il regista del capolavoro In the mood for love

Conoscere la vita di Wong Kar-wai è importante per comprendere meglio uno dei suoi capolavori, In the mood for love

 

 

Conoscere la vita di Wong Kar-wai è importante per comprendere meglio uno dei suoi capolavori, In the mood for love 

 

Wang Jiawei, meglio noto come Wong Kar-wai, nasce a Shanghai nel 1958, ultimo di tre fratelli. Il padre, ex marinaio, diventa direttore d’albergo mentre la madre ne gestisce il foyer. I primi anni di vita di Wong Kar-wai non sono semplici. Agli inizi degli anni ’60 la Cina comunista attraversava un periodo di crisi: diventava sempre più evidente la biforcazione tra la frangia riformatrice e quella più ortodossa guidata da Mao Tse-tung.

Nel 1963 Wong Kar-wai, assieme alla madre, si trasferisce a Hong Kong, molto distante culturalmente da Shanghai; il padre li raggiunge alcuni mesi dopo, mentre i due fratelli maggiori rimangono bloccati in Cina per la chiusura delle frontiere. Passeranno dieci anni prima che possa rincontrarli.

A Hong Kong la comunità di Shanghai si integra con difficoltà, anche a causa della diversità dei dialetti, e anche il piccolo Wong Kar-wai finisce con l’avere non pochi ostacoli. La mamma gli trasmette la passione per il cinema: così, da piccolo, spesso passa intere giornate al cinema, nascosto nella sala proiezione. Dal padre invece eredita la passione per la letteratura, quella classica cinese ma anche i grandi europei. Inizierà ad amare soprattutto gli scrittori locali, come Jin Yong e Liu Yichang. Incomincia così la sua carriera: da sceneggiatore, prima; da produttore poi; e infine come regista. 

 

Conoscere la vita di Wong Kar-wai è importante per comprendere meglio uno dei suoi capolavori: In the mood for love.

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Il capolavoro In the mood for love

Nel progetto iniziale, In the mood for love sarebbe dovuto essere una trilogia in cui la storia d’amore doveva muoversi tra gli anni Sessanta e i giorni nostri, a sottolineare la continuità dei sentimenti tra i protagonisti. Alla fine, Wong Kar-wai decide di concludere il film nel 1966, un anno cruciale anche per la storia di Hong Kong, segnata dall’influenza della Rivoluzione Culturale e del conflitto vietnamita.

 

Il film è tratto dal racconto Un incontro di Liu Yichang: scrittore originario di Shanghai, anche lui, che vive a Hong Kong. Il regista rievoca la Hong Kong degli anni Sessanta, che per lui rappresenta l’adolescenza e la giovinezza; gli anni in cui vive da solo con la madre e in cui diventa centrale il tema della memoria, presente in maniera diversa in tutta la sua produzione.

Quello che interessa Wong Kar-wai è riuscire a cogliere l’atmosfera del tempo: il mood nostalgico, in cui il gesto prevale sulla parola. Nella rappresentazione della comunità di Shanghai, nel film suggerisce una nostalgia per i tempi passati e per i legami con le proprie radici. La rievocazione di questo periodo finisce per ricreare un tempo trasfigurato nella memoria, attualizzato attraverso la sfera dei sentimenti e delle emozioni private. Per questo assume un significato profondo la didascalia con cui inizia il film: «È un momento di tensione. Hong Kong, 1962».

Nel film, come nella vita di Wong Kar-wai, ogni cosa è in continuo cambiamento. Come avviene con la cameriera del fast food in Hong Kong Express, che diventa hostess; l’ex detenuto Wong che, in Angeli Perduti, inizia a lavorare in un ristorante giapponese; il giornalista Chow, In the mood for love, che lascia Hong Kong per andare a Singapore. 

 

In particolare, per Wong Kar-wai, nel film il tempo si racchiude in un momento: quello in cui i protagonisti vagano per le strade di Kowloon, incontrandosi per un solo istante. A sottolineare questo legame con il tempo e la memoria, il regista sparpaglia immagini di orologi per tutto il film; come quelli presenti negli uffici di Chow e di Su Lizhen. E nel film non potevano mancare i riferimenti chiari alla madre, persona fondamentale nella formazione di Wong Kar-wai. La presenza di alcune canzoni del repertorio spagnolo di Nat King Cole, nome d’arte di Nathaniel Adams Coles, come Aquellos Ojos Verdes, Quizas, Quizas, Quizas e Te Quiero Dijiste, deriva da fattori affettivi: sono queste le canzoni preferite della mamma. 

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E poi il cibo, vissuto come un qualcosa di romantico, contribuisce a creare una certa intimità: cucinare per qualcuno è, infatti, un segno importante di cura della persona. La leggenda vuole che Wong Kar-wai, durante le riprese del film, abbia assunto un’anziana signora di Shanghai per preparare per la troupe i diversi piatti dell’epoca, corrispondenti alle varie stagioni. 

 

Hong Kong, negli anni ’60, stava per cambiare grazie a due importanti novità legate al cibo: gli spaghetti istantanei di riso o di soia e il cuociriso, una macchina che consentiva la cottura rapida e automatica del riso (in una scena del film il marito della signora Chan ne regala alla moglie un esemplare giapponese che viene accolto con molto stupore dai vicini). Il fatto di uscire per comprare i noodles costituiva spesso per le donne un pretesto per riservarsi un momento di fuga dalla routine della vita domestica. E, comunque la si voglia guardare, conservare il passato attraverso la memoria diventa per il regista il primo passo verso la propria realizzazione. 

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