Premiato come Miglior Attore al Sundance di quest'anno, Ben Whishaw è il protagonista di Surge, in concorso alla XIX edizione del RIFF - Rome Independent Film Festival.
Joseph è un giovane solitario e taciturno, impiegato in un aeroporto londinese nell'area check-in: il suo è un lavoro monotono e stressante, che lo mette quotidianamente sotto pressione e lo porta ad isolarsi dagli altri. Un isolamento che prosegue quando fa rientro nel suo appartamento o quando raggiunge quello dei suoi genitori, ai quali fa spesso visita; c'è un legame strano, forte ma oscuro, soprattutto con la madre affetta da evidenti problemi psichiatrici.
La tensione di Joseph si fa via via più palpabile e i suoi tic nervosi si moltiplicano, fino a mordere un bicchiere durante un pranzo dai genitori e ferirsi la bocca. Da quel momento il tappo salta: il giovane perde sempre più il controllo delle proprie azioni e reazioni, che finiscono per travolgerlo come un'onda gigantesca (quel surge del titolo, appunto).
Un giorno di ordinaria follia di un uomo qualunque, per dirla in breve con due titoli di due pellicole molto vicine a questa: per soggetto, atmosfere, ruolo del protagonista. Nulla di nuovo dunque in questo thriller urbano claustrofobico, incentrato tutto, o quasi, sul suo protagonista. Che in effetti c'è, con una gran prova d'attore. Peccato però che si porti via tutto, dai personaggi di contorno (la collega alla quale Joseph fa visita) fino alle figure dei genitori, che sono invece personaggi riuscitissimi
C'è infattti nelle sequenze di famiglia, un quadro di disperazione domestica che ricorda molto l'umanità ritratta da Mike Leigh negli anni '90. Poi però il regista Aneil Karia calca un po' troppo i contorni, concentrandosi sul climax narrativo, che non era certo il punto di forza del film: gira (troppo) con la camera a braccio, che funziona per entrare nell'incubo ma alla lunga ubriaca lo spettatore.
E così i meccanismi di Surge reggono bene sul terreno del realismo inglese (la rapina in banca con il foglio «Ho una pistola», l'incursione al banchetto di nozze nell'hotel), ma finiscono per farlo sbandare quando sulla realtà prevale l'incubo (l'incidente in macchina in stile Terminator).
Tanto che il finale, che ritorna con i piedi per terra, è un brusco risveglio un po' troppo semplicistico rispetto alle proporzioni dell'incubo. Una regia che, alla sua prima prova sul lungo, non riesce a dosare bene le forze perchè troppo preoccupata di fare bene: ci riesce quando concede spazio ad altri personaggi, come il ricongiungimento con la madre, che sembra finalmente unita a Joseph nella sua follia. Ma è troppo poco, e troppo tardi, rispetto a quella corsa forsennata e solitaria. Che lascia senza fiato il protagonista, ma anche chi lo ha seguito.
Genere: drammatico
Titolo originale: Surge
Paese, Anno: Regno Unito, 2020
Regia: Aneil Karia
Sceneggiatura: Rupert Jones, Rita Kalnejais, Aneil Karia
Fotografia: Stuart Bentley
Montaggio: Amanda James
Interpreti: Ben Whishaw, Ian Gelder, Jasmine Jobson
Colonna sonora: Tujiko Noriko
Produzione: Rooks Nest Entertainment