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Vitalina Varela (2019): la recensione del film di Pedro Costa, un'opera per cinefili (veri o presunti)

28/12/2020 11:31

Cristiano Salmaso

Recensione Film, RaiPlay, Film Drammatico, Film Portogallo, Pedro Costa,

Vitalina Varela (2019): la recensione del film di Pedro Costa, un'opera per cinefili (veri o presunti)

Vitalina Varela è un'opera per soli cinefili (e sedicenti tali) che nulla concede all'enterteinment

Nel 2014 il regista portoghese Pedro Costa si fece notare al Festival di Locarno con Cavallo Denaro, ma quell'anno vinse Lav Diaz, autore per certi versi a lui affine. L'anno scorso, da quello stesso Festival, ne è uscito invece vincitore con Vitalina Varela, che è anche tra i candidati agli Oscar come Miglior Film Straniero (la notizia è di questi giorni).

Nome e cognome già nel titolo, come per le grandi storie con una sola protagonista, Vitalina Varela prende le mosse dall'arrivo a Lisbona, dove Vitalina atterra per il funerale del marito che trentanni prima l'aveva lasciata a Capoverde. È però ormai troppo tardi, perchè il compagno di una vita non c'è più, e in realtà non c'è neanche mai stato: un estraneo tra gli altri estranei, in una terra che la donna non conosce e che le appare ostile fin dal suo arrivo in aeroporto.

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Ma dopo aver atteso quel viaggio tanti anni, Vitalina decide di restare e parlare per la prima volta al marito defunto, attraverso brevi monologhi dei quali il film si servirà per ricomporne la storia.

Un Pedro Costa identico a se stesso, che si ripresenta con un lavoro vicinissimo in tutto al precedente, a partire dalle tinte scurissime dei suoi fondali: un allestimento tutto teatrale, dove sembra di muoversi nel buio attraverso le quinte della scena, illuminata solo dalla luce di una torcia. E proprio tra questi fondali lo spettatore si ritrova dentro un quadro già visto: è nientemeno che da Caravaggio e Rembrandt che il regista prende in prestito la sua rappresentazione delle tenebre, della lotta tra il buio e la luce.

Film pittorico per eccellenza, Vitalina Varela si affida di nuovo alla fotografia di Leonardo Simões, chiaramente ispirato dal pittorialismo fotografico; quadro funebre muto, buio e spoglio, con un'immagine fuori dal tempo che i pochi segni della modernità (un'auto che passa, un gilet giallo fosforescente) non riescono a compromettere.

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E quei riferimenti pittorici già citati, si rispecchiano ancora una volta nel cinema dei grandi maestri ai quali Costa si rifà: C.T. Dreyer e ancora di più Robert Bresson. Tra le tante analogie con i tableaux vivants del film d'arte, una per tutte quella dei frequenti primi piani sulla mano (e anche sui piedi nudi, scendendo dall'aereo) della protagonista: un dettaglio ricorrente dalla fotografia di Alfred Stieglitz ai film di Bresson.

Ma al cospetto di tali nomi, quello di Pedro Costa finisce inesorabilmente per sembrare un emulatore non all'altezza: la sua è una pellicola stilisticamente pesante, troppo debole nella scrittura, mortifera al di là del soggetto.

 

Vitalina Varela è un'opera per soli cinefili (e sedicenti tali) che nulla concede all'enterteinment: certo ricca di spunti per lo spettatore che ha il vecchio grande cinema negli occhi, ma povera, faticosa e impenetrabile per tutti gli altri. E quei molti spunti restano un tentativo di lasciare la strada maestra per trovarne una propria, che diventa però poco più di una pista solitaria.


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Genere: drammatico

Titolo originale: Vitalina Varela

Paese, Anno: Portogallo, 2019

Regia: Pedro Costa

Sceneggiatura: Pedro Costa, Vitalina Varela

Fotografia: Leonardo Simões

Montaggio: Vítor Carvalho e João Dias

Interpreti: Vitalina Varela Ventura, Manuel Tavares Almeida, Francisco Brito

Produzione: Optec See

Distribuzione: Rai Play

Durata: 124'

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