Presentato in anteprima al Festival di Cannes del 2019, Vivarium ha avuto la sfortuna di essere eclissato dal fenomeno (meritatissimo eh, non siamo qui a sindacare su ciò) di Parasite. Dopodiché è sparito un po’ dai radar e distribuito nel Regno Unito, Irlanda e Stati Uniti a marzo 2020, praticamente durante lo scoppio della pandemia con relativa chiusura dei cinema e lockdown.
Ed è un peccato perché Vivarium è uno dei film più interessanti degli ultimi anni!
Tom e Gemma (Jesse Eisenberg, anche produttore del film, e Imogen Poots) sono una giovane coppia in cerca di una casa da acquistare per mettere su famiglia. Sono allegri, spensierati e cantano Rudy a message to you in macchina in una complicità perfetta. Durante la loro ricerca decidono di andare a vedere il nuovo quartiere residenziale di Yonder, accompagnati da un agente immobiliare inquietante e un po’ schizzato.
Il quartiere si presenta subito come un posto allucinante e lo diventerà ancor di più quando, nel corso della visita, l’agente immobiliare sparirà nel nulla, lasciando la coppia in balia di se stessa.
In cerca di una via di fuga i due si ritroveranno sempre al punto di partenza, davanti al vialetto della casa numero 9, quella a loro assegnata, sino a finire la benzina nella loro auto e rassegnandosi all’impossbilità di fuggire da Yonder. D’altra parte il cartello di benvenuto recitava: «Quality family homes. Forever».
Come in Pleasentville questa perfezione idealizzata assume ben presto (anzi, immediatamente) i contorni di una prigione, diventando asfissiante e snervante, tanto per i protagonisti, quanto per lo spettatore. Una periferia ideale, immacolata: le villette a schiera verde pastello, tutte uguali e ordinate, e i giardini ben curati, che si estendono a perdita d’occhio ripetendosi in un labirinto sempre identico. Dove il cielo è sempre azzurro, le nuvole «hanno la forma di nuvole» e il sole splende e riscalda ogni giorno. L’immobilità di un oggi uguale a ieri e a domani.
Vivarium galleggia in una suggestiva atmosfera sospesa tra il surrealismo color pastello di Magritte (ma c’è anche tanto Edward Hopper nella resa finale dell’immagine), la paranoia soffocante di certi episodi classici di The Twilight Zone, le distopie angoscianti di Black Mirror e una simbologia contestualizzata che ricorda quella di certi film di David Lynch.
Basti pensare al nome del quartiere, Yonder, traducibile come “al di là” o “laggiù” a simboleggiare un luogo indefinito, remoto, lontano. Un non-luogo, esattamente come il quartiere in cui la coppia si trova intrappolata.
A rendere tutto ancor più strano vi è il fatto che i due si vedono recapitare un pacco (anzi, lo trovano sul ciglio della strada, in fondo al perfetto vialetto della loro perfetta abitazione) al cui interno vi è un neonato. Un maschio, esattamente com’era stato profetizzato dalla cameretta già tinteggiata di azzurro! Un bambino che è “un mistero da risolvere”, sicuramente non umano (nel giro di 100 giorni raggiunge l’aspetto e la maturità di un bambino di 7 anni), inquietante, disturbante, che metterà a dura prova i nervi della coppia e soprattutto il loro legame.
Senza raccontare di più, basti sapere che Vivarium è un film inetichettabile, un weird movie, che lascia lo spettatore senza punti di riferimento, ma che fuori da ogni dubbio merita di essere visto.
Genere: thriller, weird
Paese, Anno: USA, 2019
Regia: Lorcan Finnegan
Sceneggiatura: Garret Shanley, Lorcan Finnegan
Fotografia: MacGregor
Montaggio: Tony Cranstoun
Interpreti: Jesse Eisenberg, Imogen Poots, Jonathan Aris, Eanna Hardwicke, Shana Hart, Senan Jennings, Molly McCann, Danielle Ryan, Olga Wehrly
Colonna sonora: Kristian Eidnes Andersen
Produzione: Fantastic Films, Frakas Productions, PingPongFilm, XYZ Films
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 97'