Come sempre più spesso accade, anche Padre (Otac) del serbo Srdan Golubović è ispirato a fatti di cronaca: un uomo percorre a piedi 300 chilometri per raggiungere Belgrado e protestare al Ministero.
Dopo essere stato licenziato senza liquidazione, gli assistenti sociali gli hanno infatti tolto la custodia dei figli, con l'accusa di non essere in grado di provvedere loro.
Perchè, come dirà qualcuno nel film, «La povertà è una forma di violenza verso i bambini». Bambini che compaiono nel prologo insieme alla madre, che si dà fuoco davanti a loro e agli ex colleghi del marito (che le salvano la vita); poi si vedranno solo brevemente e di sfuggita, come la moglie stessa: è uno soltanto il protagonista, quel “padre” del titolo.
Il film racconta così il viaggio di Nikola, partito a piedi senza nulla più di una coperta nello zaino e una delle tante bottiglie di plastica che riempivano la sua casa: cinque giorni per percorrere 300 chilometri, attraverso un paesaggio spoglio, freddo e inospitale, che lo porterà a Belgrado.
Ispirato, come ha dichiarato il regista stesso, da Sentieri nel ghiaccio di Werner Herzog, Otac è infatti una delle possibilità di quel resoconto (che peraltro ha già, come tutte le pagine di Herzog, una sua potenza tutta cinematografica). E la fedeltà a quel testo non risiede solo nella identificazione negli ambienti, ma anche nello spirito che lo animava: quello di un viaggiatore solitario, accompagnato solo dalla propria incrollabile motivazione.
Tanto che le poche figure umane incontrate lungo il percorso (nella stanza di un ospedale, a una stazione di benzina, nell'abitacolo di un camion), non stabiliscono mai un vero contatto. Non più di quello che avviene con un cane, che passa la notte al suo fianco e che si troverà a dover seppellire il mattino dopo.
Otac è una sorta di road movie della paternità, dove la strada è quella vera, battuta dai più afflitti: è La strada di Jack London, non quella di Jack Kerouac.
Un film duro e desolato sulla miseria più nera, quella che si porta via tutto: inevitabile non ritrovare, nella figura di Nikola, la stessa rabbia muta che animava certi personaggi di Ken Loach. Ma oltre il film di denuncia, che è comunque uno dei suoi risvolti, è negli umori di Senza tetto né legge di Agnès Varda che ci si ritrova molto.
Qui c'è forse qualche momento di eccessiva caricatura: il responsabile delle adozioni, corrotto e malvagio oltre misura; e il cinismo dei media, nell'assistente del ministro (che chiede un selfie per Twitter) e nella giornalista (che cerca l'inquadratura più commovente). Ma i dieci minuti conclusivi del film (perfetti), ritornano al rigore che lo ha caratterizzato. Dolorosamente bello.
Genere: drammatico
Titolo originale: Otac
Paese, Anno: Serbia, Francia, Germania, Croazia, Slovenia, Bosnia ed Erzegovina, 2020
Regia: Srdan Golubović
Sceneggiatura: Srdan Golubović, Ognjen Sviličić
Fotografia: Aleksandar Ilić
Montaggio: Petar Marković
Interpreti: Goran Bogdan, Boris Isaković, Nada Šargin, Milica Janevski, Muharem Hamzić, Ajla Šantić, Vahid Džanković, Milan Marić, Jovo Maksić
Produzione: Film House Baš Čelik, A.S.A.P. Films, Neue Mediopolis Filmproduktion, Vertigo, Propeler Film
Distribuzione: The Match Factory
Durata: 120'