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«Nei film, anche quelli estremi, cerco di trovare il bello»: Sacrifice e l'estremo italiano, intervista a Do

15/03/2021 17:08

Marco Filipazzi

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«Nei film, anche quelli estremi, cerco di trovare il bello»: Sacrifice e l'estremo italiano, intervista a Domiziano Cristopharo

Dietro Sacrifice, terzo capitolo di American Guinea Pig, c'è Domiziano Cristopharo: abbiamo chiacchierato con lui di cinema estremo (e non solo)

Dietro Sacrifice, terzo capitolo di American Guinea Pig, in veste di produttore e sceneggiatore c'è Domiziano Cristopharo: abbiamo chiacchierato con lui di cinema estremo (e non solo) 

Se si considerano in sequenza i primi tre capitoli di American Guinea Pig, si ha l’impressione che ci sia stata un’evoluzione. Dall’omaggio ostentato e ipersplatter di Bouquet of guts and gore, all’esperienza al limite della videoarte di Bloodshock, sino a rientrare in binari più classici con Sacrifice.

Dietro a questo terzo film c’è Domiziano Cristopharo, uno dei nomi di punta del cinema estremo italiano contemporaneo, qui in veste di produttore e sceneggiatore. Abbiamo avuto l’occasione di chiacchierare un po’ con lui, su Silenzioinsala.com, parlando di Sacrifice e di cinema estremo. Ma anche di film più classici e dei suoi progetti futuri.

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Buongiorno signor Cristopharo.

 

Salve Marco! Dammi pure del tu. Mi fa piacere se anche l'Italia si interessa al nostro lavoro, visto che attorno a Sacrifice c'è stato immenso ostracismo.

 

Personalmente seguo il genere da parecchio tempo e, in parte, lo scopo di questi articoli è sdoganare i preconcetti che si hanno sul cinema estremo. Poi ammetto che fino a una settimana fa ignoravo che Sacrifice fosse un film italiano!

 

Tecnicamente non lo è. Cioè: siamo tutti italiani, ma la produzione non lo è.

Prima domanda: perché c'è gente come te che fa film così e perché c'è gente come me che li guarda?

 

Del perché si guardano certi film dovresti dirmelo tu! [Ride] Io onestamente non credo ai pipponi psicologici, a chi dice che questi film generano violenza e serial killer. La gente si diverte, per lo più. Diverso è laddove c’è la ricerca del morboso ma, di base, chi sceglie un film estremo e non il dark web vuole divertirsi e magari cercare qualcosa nella visione. A me piacciono i bei film, quelli che ti raccontano qualcosa. Horror, drammi, di tutto. Ma roba senza storia no, non la guardo nemmeno.

 

I miei registi preferiti sono Fellini e Polanski, figurati! Nei film, anche quelli estremi, cerco sempre comunque di trovare il bello. La recitazione, la fotografia, il messaggio. Anche lo splatter. È vero: i miei film sono estremi, ma restano comunque film anche se di un genere particolare. Per questo cerco di non rinunciare alla cura dei dettagli come fotografia, costumi, set design.

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E alla fine arrivano sempre i titoli di coda a ricordarti che è tutto finto.

 

Onestamente io li produco perché è divertente, oltre che remunerativo. Vengo dal cinema tradizionale, dove lavoro tutt'ora quando capita, ma mi annoia. Lo faccio perché mi pagano e quindi va bene così, ma è noioso realizzare un dramma o una commedia. Invece l'horror è la messa in scena di ciò che non esiste. Tutto è da creare: ogni emozione, ogni effetto speciale. Immagino che tu nella tua vita avrai pianto, riso, ti sarai innamorato, incazzato, come tutti. Sono emozioni comuni, quotidiane. Ma essere un serial killer, morire (magari male), essere pazzo... è tutto così lontano da regole e realtà, mi spiego?

Ci si diverte tanto. È tutto un gioco continuo. Magari quello che si vede sullo schermo è atroce, ma mentre lo giravamo ci siamo divertiti, abbiamo riso e scherzato a differenza di commedie dove si ride guardandola sullo schermo, ma mentre la giri non ridi affatto e gli attori magari non sono nemmeno simpatici come sembrano. Negli extra del bluray di Sacrifice si vede proprio il clima che c’era sul set.

Sacrifice fa parte di due saghe differenti: la Trilogia della Morte, con Torment ed Xpiation, e American Guinea Pig. Parlami di questa sua “duplice” natura.

 

Ma allora hai studiato! Bravo, mi sei più simpatico. Comunque, tecnicamente, Sacrifice è solo un Guinea Pig. Ma è forse il film più anomalo nella storia delle saghe: nasce come primo film di una saga, finisce in un’altra come quarto capitolo, ma poi ne diventa il terzo. Song of Solomon, infatti, era inizialmente concepito come terzo capitolo, ma è stato poi tolto dalla saga e adesso è un film a sé stante. Sacrifice è diventato allora l’American Guinea Pig numero 3. La cosa genera già confusione nel pubblico, non ti dico con i distributori!

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Però immagino sia stata una soddisfazione entrare a fare parte della saga di American Guinea Pig.

 

Dicono che Sacrifice abbia cambiato le regole della saga: molti sostengono che abbia spostato l'asticella e che i film successivi avrebbero dovuto cambiare. Sacrifice ha in effetti introdotto il cinema nei Guinea Pig: trama, recitazione, fotografia. Non che gli altri non fossero cinema, ma non lo erano nel senso tradizionale: era un cinema fatto di simulazione, finto snuff, trama zero, fotografia naturalistica, poca regia e poco montaggio. Sacrifice cambia tutto. Addirittura unisce vittima e carnefice.

Diciamo che rende coerente il percorso dei tre film: dal finto snuff alla videoarte sino al film "canonico".

 

Inizialmente avrebbe dovuto essere un horror comedy: la protagonista sarebbe stata una donna e il titolo She never dies. Avrei dovuto dirigerlo io, con protagonista Poison Rouge: ma ebbe un lutto importante poco prima dell’inizio delle riprese e non se la senti più d’interpretare il film. La sostituii con un’altra attrice, ma non avevamo feeling. Intanto il tempo passava (troppo tempo) e io dovevo seguire Torment perché le due cose si stavano accavallando, così proposi a Poison di ritornare a bordo del progetto, ma come regista. Accettò, anche come distrazione, cambiò il personaggio in un uomo e tolse la parte comedy per rispecchiare più il suo stato di animo in quel momento. Per lei fu una sorta di sfogo. Per esorcizzare, insomma.

 

Adesso di Sacrifice è quasi pronto il prequel: What have you done, Daniel? Il protagonista è sempre Roberto Scorza e ci saranno addirittura Lynn Lowry [era tra le protagoniste de Il demone sotto la pelle di David Cronenberg e La città verrà distrutta all’alba di George Romero ndr] e Frank Laloggia [regista di Fear no evil del 1981 e protagonista anche dell’omaggio di Cristopharo a Un gatto nel cervello di Fulci: Nightmare Symphony ndr]. Nel film si sveleranno tante cosette.

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Quindi Sacrifice compare in due saghe e in più avrà un prequel, quasi a diventare una saga a parte. Questo dà l'idea della potenza del film: anche se fatto con pochi mezzi, se c'è un idea forte alle spalle tutto il resto non conta.

 

Fare un film indie è difficile. Pochi soldi, pochi mezzi, spesso devi arrangiarti. Ma le idee non costano nulla.

 

Sai già quando uscirà il prequel di Sacrifice?

 

Non questo anno perchè Sacrifice deve ancora uscire in Francia. Una volta che il film avrà esaurito i territori allora ci muoviamo con questo.

Io aspetto con ansia anche Vore Gore [un’antologia di cortometraggi il cui filo conduttore è la vorarefilia, parafilia che associa il piacere sessuale all'atto di essere mangiati, mangiare un altro individuo o osservare l'atto del farlo, ndr]. Anche qui, l'idea è semplicissima eppure perfetta per una raccolta del genere.

 

Carino Vore Gore: non mi aspettavo tutto questo entusiasmo nelle recensioni, anzi onestamente pensavo lo massacrassero! Per me è un film da 6, che è dignitoso, ma poi appunto io magari parlo da chi ci sta dentro. Sai cosa trovo dannoso? Che oggi manca la via di mezzo. Una volta c’era il film di merda, quello brutto, quello carino, il bel film e il capolavoro. Oggi invece o è merda o è capolavoro.

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Qual è un film che per te è un vero capolavoro?

 

Il film del cuore è Metropolis di Fritz Lang, su cui ho scritto la mia tesi. Altri titoli a cui sono molto legato sono Cabaret di Bob Fosse e Giulietta degli spiriti di Fellini. In campo horror, se ti devo fare un titolo, allora è Quella villa accanto al cimitero di Lucio Fulci, a cui sono legato per vari motivi e in cui ritrovo il prototipo classico dell’horror. E per te?

 

Il mio amore per il cinema nasce quando vidi Jurassic Park a 6 anni.

 

Ma quanti anni hai? Io ne avevo 20 quando lo vidi al cinema. Non può esistere gente che ne aveva 6 quando è uscito Jurassic Park!

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