Negli ultimi anni il fumetto sembra essere entrato nell’acqua stagnante del cinema italiano come un sasso capace di agitarla: Lo chiamavano Jeeg Robot, La profezia dell’armadillo, Diabolik, solo per citare tre titoli recenti che, seppur diversi fra loro, vengono però tutti da un mondo disegnato. Ci prova da ultimo anche Claudio Cupellini, che porta sullo schermo l’omonimo graphic novel La terra dei figli di Gian Alfonso Pacinotti, alias Gipi.
Un padre e il figlio adolescente vivono in un capanno sul fiume, isolati dal mondo al di là della chiusa dopo che i veleni hanno decimato l’umanità.
Quando il padre muore, il ragazzo ritrova il diario che ne custodisce i ricordi e decide di partire: il suo viaggio, alla ricerca di qualcuno in grado di leggerlo per lui, gli farà anche scoprire sentimenti fino ad allora sconosciuti.
Girato nei luoghi di Ossessione di Luchino Visconti e di tanto glorioso cinema del nostro passato, il film beneficia di un set naturale (il territorio del Delta del Po), perfetto per inscenare una insolita distopia rurale in equilibrio tra verismo e fantascienza. Un mondo apocalittico, fatto di apparizioni in fondo al mare, sagome di impiccati agli alberi e personaggi leggendari: la strega, la cagna, gli orchi gemelli.
Film non facile, né da fare né da vedere, La terra dei figli cerca l’afflato della grande epopea: dai poemi omerici all’Horcynus di Stefano D’Arrigo passando per Pinocchio, compreso quello cinematografico di Matteo Garrone, al quale Cupellini paga qui un debito cospicuo. Ci sono infatti le sue atmosfere malsane e funeste (L’imbalsamatore, Dogman) e la sua estetica del fantastico (Il racconto dei racconti, Pinocchio).
Pienamente aderente al soggetto originale e coerente nella forma, l’opera difetta però di sostanza.
Certo non aiutano i dialoghi fumettistici: «Devo cercare qualcuno che sappia leggere» – «Ciao» – «Come ti chiami?» – «Non lo so, mio padre mi chiamava figlio». Se nelle tavole di Gipi la storia aveva una sua autorevolezza, fatica invece non poco a tradursi in cinema. La parte introduttiva è troppo lunga, molti i punti morti e, seppur gli ambienti e alcuni personaggi minori siano riusciti, il racconto manca di compattezza. Troppo deboli i due giovani interpreti, ma anche il valido Valerio Mastandrea, al quale tocca la parte ingrata del monologo finale.
Menzione doverosa per l’ottima colonna sonora firmata dal nostro Motta, che rimane sul solco già tracciato da Teho Teardo per il cinema di Cupellini (in Una vita tranquilla il brano da solo faceva il film).
“Cugino” dei più noti Paolo Sorrentino (prima maniera) e del già citato Garrone, Claudio Cupellini firma una favola nera in stile Big Fish ambiziosa e inconsueta per il cinema italiano: La terra dei figli è un sasso lanciato coraggiosamente, ma è pure un mezzo buco nell’acqua.
Genere: drammatico, fantascienza
Paese, Anno: Italia, 2021
Regia: Claudio Cupellini
Sceneggiatura: Claudio Cupellini, Guido Iuculano, Filippo Gravino
Soggetto: dal graphic novel di Gipi
Fotografia: Gergely Pohárnok
Interpreti: Valerio Mastandrea, Valeria Golino, Fabrizio Ferracane, Maria Roveran, Paolo Pierobon, Maurizio Donadoni, Franco Ravera, Camillo Acanfora, Michelangelo Dalisi, Leon De La Vallée
Produzione: Indigo Film, Rai Cinema, Wy Productions
Distribuzione: 01 Distribution
Durata:120'
Data di uscita: 1/7/2021