Un prologo ambientato ai nostri giorni mostra una donna imbacuccata mentre porta a spasso il suo cane lungo le gelide rive del fiume Columbia. A poca distanza, dove la vegetazione comincia a infittire, eccolo impegnato a dissotterrare qualcosa. La donna si avvicina e scopre un teschio. Con pazienza e curiosità porterà alla luce due scheletri affiancati.
Kelly Reichardt e il suo First cow prendono le mosse dal romanzo d'esordio di Jon Raymond, The half-life: un lungo viaggio a ritroso attraverso il mondo (dall'America alla Cina) e attraverso i secoli.
La storia è quella di “Cookie”, cuoco e cercatore di cibo e di King-Lu, immigrato cinese in fuga da un complicato fatto di sangue. Tra loro, e tra una subitanea amicizia che solo anime affini sono in grado di generare, ecco spuntare una mucca, la prima a mettere le sue zampe nei territori montuosi dell'Oregon di metà Ottocento.
Reichardt lo dichiara in esergo, cita William Blake e mescola le forme di vita - «all'uccello un nido, al ragno una tela, all'uomo l'amicizia» - e si prende in carico il fardello di ricordare la lezione del poeta londinese per il quale nessun mondo è mai stato possibile se non quello capace di far coesistere dignitosamente il regno umano e quello animale.
Un assioma da sempre organico al cinema della regista di Miami (i cavalli in Certain women, il cane in Old Joy, il bue in Meek's Cutoff) innesco della storia e suo contraltare silenzioso, in un continuo richiamo a una relazione inevitabile e rivelatrice.
Il bovino solitario rientra a pieno titolo in una terra piena di possibilità, come sottolinea King-Lu, perché colma di così tante cose sconosciute che si finisce per perdere il conto. Ma come trovare un equilibrio, come soddisfare le pretese di Blake, se l'offerta è tanto esigua, se c'è una sola mucca per tutti gli uomini che abitano quelle terre e per di più l'animale è roba del sovrintendente, ovvero dell'uomo più potente?
L'amicizia, si sa, è tanto più salda quanto più risulti capace di alimentare i sogni di gloria. E così ben presto Cookie e King intravedono nei lombi dell'animale la propria possibilità di riscatto. Si tratta semplicemente di mungere il latte di nascosto ogni notte, farne delle frittelle e venderle al mercato della zona: un sapore esotico e dolce per un tempo tetro e amaro. E incredibilmente – o forse no – gli affari funzionano, i ruvidi cacciatori di pellicce si mettono in fila ordinata per assaporare quel nuovo gusto e pagano profumatamente. Pure il sovrintendente si appassiona all'impresa, mangia e ringrazia senza capire di essere costante vittima di un raggiro.
In questo senso il western di Reichardt sovverte le regole del genere e riesce a tramutare in fuorilegge due uomini apparentemente innocui senza sparare un solo colpo di pistola o scatenare una rissa da saloon: la loro colpa è nella negazione di una proprietà aberrante, che chiude in un recinto l'impresa e dà la caccia a chi ha saputo guardare appena un po' più in là.
Così First cow, nel suo movimento lento e cullante, disegna il tracciato di una corsa all'oro che anziché far stropicciare gli occhi, riempe le pance, che torna agli istinti primari, agli impulsi originari dell'umanità.
Reichardt indugia nuovamente sul sentimento dell'amicizia (come in Old Joy) e lo immerge in uno spazio naturalistico che non ammette mezze misure: si sceglie di stare insieme perché si sente che questa è la strada per la sopravvivenza, l'unica percorribile.
Il destino errabondo di Cookie e King trova nel loro incontro la possibilità di un punto fermo, li rende stanziali, li apre al dialogo e alla collaborazione, li porta a pensare a un futuro possibile. Un sentimento triangolare che pone in cima a uno dei vertici l'animale, il loro porto felice. Un'illusione che attira con forza centripeta nell'occhio del ciclone, che pure quando il destino sembrerà separare gli uomini li porterà a cercarsi ancora, tornando sulle proprie tracce, come dopo un terremoto si tornano a calpestare le macerie per assicurarsi che quel passato non sia ripetibile.
First cow estingue la sua corsa in un meritato riposo, in due corpi vinti dal sonno mentre il mondo intorno reclama vendetta per lo sgarbo sùbito. Due corpi adagiati come quelli che un giorno un cane e una donna incontreranno per caso lungo le rive gelate del fiume Columbia.
Genere: drammatico, western
Titolo originale: First Cow
Paese, Anno: USA, 2019
Regia: Kelly Reichardt
Sceneggiatura: Jonathan Raymond, Kelly Reichardt
Fotografia: Christopher Blauvelt
Montaggio: Kelly Reichardt
Interpreti: Alia Shawkat, Ewen Bremner, Gary Farmer, John Magaro, Lily Gladstone, Orion Lee, René Auberjonois, Scott Shepherd, Toby Jones
Colonna sonora: William Tyler
Produzione: Filmscience
Durata: 122'