La sfilza di punti interrogativi che Elio Germano annota sul suo diario, in una delle sequenze iniziali di America Latina, è l’immagine che meglio sintetizza l’ultimo lavoro dei Fratelli D’Innocenzo. Un film che con furbizia è rimasto avvolto nel mistero (come nessun altro) fino all’ultimo, ma che in quel mistero arranca anche dopo la visione.
Massimo è un giovane dentista che vive, insieme alla moglie e alle figlie, in una villetta isolata. Un quadro di apparente normalità squarciato improvvisamente, quando nella cantina compare una ragazzina legata e imbavagliata.
L’uomo sembra non conoscerla nè sapere come e perché sia finita lì, ma poi non la libera né rivela ad altri la sua presenza. Come dentro un incubo ad occhi aperti, Massimo continua la sua vita normale: il lavoro, la sua famiglia, un unico amico con il quale si ubriaca ogni weekend, un padre che lo ripudia. Ma tra dubbi sulla propria identità e su quella di chi lo circonda, sprofonderà in una zona sempre più buia.
C’è poco dentro questo pretenziosissimo America Latina: quel poco di buono è nella valida prova di Elio Gemano e nella scenografia che sottrae riferimenti, lasciando solo la casa, lo studio dentistico, la cantina.
Per il resto si tratta di un film brutto con velleità oltre misura: un horror d’autore che i D’Innocenzo vorrebbero più importante di quello che è, prendendo in prestito il Jack Torrance di Shining (alcolista in pieno esaurimento nervoso) e il Tyler Durden di Fight Club, le ossessioni visive da Luis Buñuel a David Lynch, da Dario Argento a L’esorcista di Friedkin.
Quello dei Fratelli D’Innocenzo si conferma ormai un cinema sempre più contro lo spettatore, ma solo per finta, con un grado di provocazione che lascia troppi dubbi sull’autenticità della sua ispirazione.
Così come il tam tam mediatico e il bisogno, indotto nello spettatore, di ricercare un senso più profondo e nascosto nell’opera (già a partire da un titolaccio come America Latina). Senso che non va oltre quello che già sappiamo: guarda dentro l’abisso, e l’abisso guarderà dentro di te. I ragazzacci ci avevano pure dato un indizio prima di iniziare, canticchiando stonati sulla sigla della Universal: l’arte, a volte, è solo una gran presa in giro.
Genere: drammatico
Paese, anno: Italia/Francia, 2021
Regia: Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo
Sceneggiatura: Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Walter Fasano
Interpreti: Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo Wertmüller
Musiche: Verdena
Produzione: The Apartment, Vision Distribution, Le Pacte
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 90’