Respect ha tante cose belle, ma un grande problema: arriva troppo presto. Aretha Franklin ha fatto in tempo ad approvare Jennifer Hudson come protagonista prima di morire, il 16 agosto 2018. Le riprese sono iniziate nel 2019 e terminate a inizio 2020. Si può dire che Respect è praticamente uscito a ridosso della scomparsa di Aretha, evidentemente troppo presto per elaborare un punto di vista autoriale che renda la sceneggiatura di questo biopic musicale qualcosa di più dello schema a cui il pubblico del genere è abituato.
Sì perché il biopic, tanto più quello musicale, ha un codice che si ripete in modo abbastanza rigido a prescindere da chi sia l’artista al centro della storia. L’infanzia, l’incontro con la musica, la gavetta, un mentore che arriva a svoltarne la carriera, il peso del successo, la crisi, la presa di coscienza di sé e del proprio genio. Provate a pensare alle biografie cinematografiche di argomento musicale che avete visto: che siano riuscite (Walk the Line, La vie en rose) o abbiano fatto discutere (Rocketman, Bohemian Rhapsody), lo schema si ripete uguale e senza sorprese. Persino il titolo è quasi scontato debba essere un brano iconico di quell’artista.
E allora perché continuiamo a guardare i biopic? Primo, perché siamo fan del personaggio. Secondo, perché succede talvolta che l’autore o l’autrice della sceneggiatura offra il suo punto di vista originale e inedito sul protagonista. È il caso di Walk the Line, non è il caso di Respect.
Aretha Franklin era figlia di uno dei più famosi predicatori battisti degli Stati Uniti: nel salotto di casa passava la storia del soul e del blues, tra Sam Cooke e Dinah Washington; ma anche la storia americana, suo padre era grande amico di Martin Luther King.
Aretha Franklin è l’artista che ha preso il gospel, il soul, il blues, Billy Holiday e Mahalia Jackson e le ha portate nel mondo. Mentre i discografici bianchi si contendevano la sua musica, lei si schierava a fianco di Angela Davis. Ha cantato ai funerali di Martin Luther King e alla cerimonia di insediamento di Barack Obama. E non diremo qui che la sua versione di Nessun Dorma, improvvisata ai Grammy Awards 1998, era migliore di quella di Luciano Pavarotti. Ops, l’abbiamo detto.
Aretha Franklin è un personaggio impossibile da raccontare in due ore di film. E infatti Respect non ci riesce.
Â
Come facilmente intuibile, il tema dello script di Tracey Scott Wilson è il rispetto. Il rispetto che Aretha ha dovuto conquistarsi da parte degli uomini della sua vita ma anche il rispetto che ha faticato a trovare per sè. Il culmine si raggiunge, ovviamente, nel numero musicale con il brano che dà il titolo al film: tutto didascalico al massimo. Lo scopo del film diretto da Liesl Tommy è chiaro: scrivere una lettera d’amore ad Aretha Franklin. E da questo punto di vista, l’obiettivo è raggiunto.
Il talento sconfinato di Jennifer Hudson, dopo la prova in Dreamgirls, ottiene finalmente un ruolo da protagonista.
Â
Hudson non ci prova neanche a imitare Aretha: mette i propri eccezionali mezzi vocali a tributo dell’artista da cui ha imparato tutto. E il massimo lo raggiunge nella sequenza finale dedicata ad Amazing Grace, forse la migliore del film.
Respect è un accorato omaggio ad Aretha Franklin, su questo non c’è dubbio. Ma riesce a trasmettere la sua importanza, come artista e figura politica? Mica tanto. Ampio spazio è dedicato agli abusi subiti fin da bambina, ai traumi giovanili, ai maschi tossici della sua vita. Poco tempo rimane per raccontare l’impegno civile e le idee di emancipazione che hanno guidato Aretha per tutta la vita.
Â
La sua musica è soprattutto raccontata come esibizione e performance, mentre alle origini e all’influenza viene dedicato solo qualche accenno. Come la brevissima sequenza con Mary J. Blige, nei panni della diva Dinah Washington, che si porta dietro il sapore dell’occasione sprecata.
E in effetti è questa la sensazione che accompagna Respect. Verrà di certo un film migliore su Aretha Franklin, ma è difficile immaginare attori e attrici in grado di superare le prove di Jennifer Hudson, Forest Whitaker, Marc Maron, Tituss Burgess, Audra McDonald.
Â
Quest’ultima, in particolare, merita di essere protagonista della prossima Season Award: già in quell’eccezionale serie tv che è The Good Fight ha dimostrato di essere un’attrice straordinaria, ma in Respect Audra McDonald sta in scena 7 minuti e fa il film. Insomma, gli attori ci sono e anche il musical. Manca solo Aretha Franklin.
Â
Genere: biografico, musicale
Paese, anno: USA, 2021
Regia: Liesl Tommy
Sceneggiatura: Tracy Scott Wilson
Fotografia: Kramer Morgenthau
Montaggio: Avril Beukes
Interpreti: Jennifer Hudson, Forest Whitaker, Marlon Wayans, Tituss Burgess, Audra McDonald, Mary J. Blige, Hailey Kilgore, Marc Maron, Kimberly Scott, Tate Donovan, Albert Jones, Myk Watford
Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), BRON Studios, Cinesite
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata:145 min
Data di uscita: 30 09 2021