Cinema e Musica racconta le migliori colonne sonore della storia del cinema, per scoprire cosa ci riserverà il futuro della musica applicata alle immagini. Iniziamo con Il Violino Rosso di François Girard, Premio Oscar per la Colonna Sonora nel 2000
L'articolo che state leggendo fa parte di Cinema e Musica: una rubrica che si promette di scoprire, attraverso la comparazione delle colonne sonore vincitrici di Oscar a partire dagli anni 2000, cosa ci riserverà il futuro della musica applicata alle immagini.
Iniziamo questo viaggio con il principe dell’orchestra, il violino, scelto come protagonista da François Gerard ne Il Violino Rosso, forse il primo - o forse l’unico - melologo cinematografico dove trama, dialoghi ed emozioni sono uniti da un tessuto musicale che non abbandona mai la scena.
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Il Violino Rosso: la colonna sonora di John Corigliano
Gli archi in crescendo aprono il sipario. Un motivo tensivo, in pochi minuti, presagisce lo scenario di sventura di cui saremo spettatori e ci trasporta in un battito di ciglia alla fine del 1600. Ci troviamo nella bottega del liutaio cremonese Bussotti: cosa mai potrebbe accadere? L’ostinato (la ripetizione di un breve discorso musicale) dei violini in un registro acuto risponde. Il motivo iniziale si trasforma in un fischio, un treno in arrivo alla stazione di destinazione: il tempo presente, un’asta in cui il Violino Rosso, il nostro protagonista costruito da Bussotti, viene messo in vendita.
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John Corigliano, il compositore, con quel fischio di violini rompe l’immagine del Violino Rosso come strumento esecutivo per mostrarci una nuova visione, quella del violino spogliato della sua funzione: una mera opera d’arte.
Il protagonista del film: il Violino Rosso
Il Violino Rosso è trattato dal compositore come un attore a tutti gli effetti: gli assegna un tema principale e lo rende protagonista a 360°. È curiosa l’evoluzione del tema del Violino Rosso nel corso del film. La sua entrata è relegata, infatti, al contatto tra lo strumento e il suo esecutore; l’innalzamento freddo del registro (la tensione verso suoni più acuti), il lamento del Violino Rosso, rimanda alla sua vendita. La musica si fa carico della sofferenza dello strumento per la sua mercificazione.
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Ne è dimostrazione il cambio dei toni usati quando il Violino protagonista ricopre il suo ruolo di strumento, quando può esprimersi. L’accento sui bicordi di ogni brano, specialmente nel periodo barocco, in cui la forma Cioccona ne sottolinea la sua dannazione, un’esistenza legata alla morte.Â
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È il vortice di angoscia di cui è avvolto il liutaio, sconvolto dopo la dipartita della moglie (morta di parto), a scagliare la maledizione: Bussotti marchia la sua creazione con un’ultima passata, una pennellata di sangue appartenente alla sua defunta amata.
Attraverso la storia della musica
Il film percorre la storia della musica attraverso la vita travagliata del Violino Rosso che, come una sorta di re Mida, rende sventurati tutti coloro che lo possiedono. A tratti la colonna sonora sembra un esercizio di tecniche compositive, una carrellata di stili da cui emergono richiami a Béla Bartók, al folklore musicale dell’Est Europa e al virtuosismo di Niccolò Paganini, di cui Frederick Pope (uno dei tanti possessori del Violino Rosso) è l’alter ego.
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La musica, nel corso di tutto il film, domina la scena e nulla è lasciato al caso. A tratti, però, risulta invadente, ridondante e pomposa, soffocando momenti ed immagini. La scelta di Corigliano di far eseguire i propri brani da Joshua Bell e dalla Philarmonia di Londra, tra le più prestigiose nel panorama mondiale, ha influito sulla scelta di un linguaggio musicale eccentrico e sfarzoso.
Come la musica racconta Il Violino Rosso
La narrazione procede con i viaggi del Violino Rosso, interrotti da flashback che riportano a un momento molto significativo del film: la lettura dei tarocchi da parte di una vecchia domestica alla moglie di Bussotti. Colpo di scena, il regista ribalta il percorso costruito: il protagonista non è il Violino Rosso né la sua maledizione ma la moglie, una donna morta per la vita. È lei che anima il violino: il sacrificio di una madre equivale al sacrificio che ogni musicista consacra alla musica. Un contratto indissolubile che lega l’essere umano allo strumento in cambio del godimento dei sensi.
Una colonna sonora da Oscar
Il Premio Oscar a John Corigliano per Miglior Colonna Sonora nel 2000 lo ha consacrato come una sorta di co-regista del film. I suoi brani, pellegrini del tempo, hanno abbracciato culture diverse per rivelare il leit motiv della pellicola: la musica come eredità universale atemporale che crea la coscienza attiva del mondo.
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Nel dichiarare a Hollywood la propria visione cinematografica, François Gerard decretava la musica come linguaggio necessario a una narrazione visiva completa. Con Il Violino Rosso siamo spettatori dell’avvio di processo di rewind, un ritorno alle origini in cui la musica torna a essere voce, significato e significante.Â