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L'Arminuta (2021): la recensione del film di Giuseppe Bonito tratto dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio

17/10/2021 11:00

Valentina Pettinato

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L'Arminuta (2021): la recensione del film di Giuseppe Bonito tratto dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio

Unico film italiano in concorso, L'Arminuta di Giuseppe Bonito era forse il titolo più atteso alla sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Unico film italiano in concorso, L'Arminuta di Giuseppe Bonito era forse il titolo più atteso alla sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

 

Tratto dal bellissimo romanzo omonimo di Donatella Di Pietrantonio, vincitore del Premio Campiello 2017, il film racconta la storia di una ragazzina di tredici anni (Sofia Fiore) che viene restituita alla famiglia di origine alla quale non sapeva di appartenere, perdendo così amore e benessere della sua vita precedente.

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Così l'Arminuta dovrà affrontare una madre apparentemente anafettiva (interpretata da una meravigliosa Vanessa Scalera) e un padre-padrone (Fabrizio Ferracane); in più c'è il delizioso legame con la sorella Adriana (Carlotta De Leonardis).

Giuseppe Bonito dopo Pulce non c'è e Figli ritorna a maneggiare una materia che conosce bene, i rapporti familiari, mettendo in scena un piccolo miracolo: L'Arminuta è un delizioso racconto - in verità complesso da costruire, proprio perché il libro dal quale è tratto è molto amato dal pubblico - che, attraverso una messa in scena delicata e potente, crea una sintesi armonica onesta e schietta.

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C'è tanta umanità in questa pellicola che, con il pretesto di portare in scena una piccola storia di Paese, abbraccia la questione più ampia della contrapposizione tra realtà borghesi, agiate - alle quali tutto è concesso - e piccoli mondi proletari dove i figli sono l'unica risorsa, ma non solo. Il film mette a confronto mondi, avvicina pericolosamente dimensioni contrastanti, lavora su un dualismo di fondo presente per tutta la narrazione che non porta a parteggiare ma a riflettere, che non attende un vicitore ma ricerca la conciliazione e la pacificazione dell'anima.

L'Arminuta, alla quale non viene concesso nemmeno un nome, si trova a essere simulacro di luoghi opposti: l'entroterra e il mare, la solitudine di una famiglia borghese vs il chiassoso dormire insieme delle famiglie numerose; la vita agiata e la miseria.

 

Eppure, tutte queste polarità non si respingono più di tanto, ma trovano una dimensione comune nell'infelicità e nella complessità delle dinamiche familiari, a prescindere dal contesto che le originano.

 

Una macchina da presa sempre vicino alle bellissime bambine protagoniste, che ci prende quasi per mano e ci trascina tra le pieghe di questi sentimenti così innocenti eppure così tanto dolorosi. La fotografia leggera e sensibile di Alfredo Betrò esalta i personaggi e le dinamiche scene senza invadenza, ma con sublime rispetto.

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Gli elementi narrativi vanno oltre il racconto, puntano in alto, ci costringono a guardare oltre la storia, verso in nostro quotidiano, quello che ci sta intorno, ma forse anche verso il nostro contesto 
familiare. Ed è straordinario come una pellicola che si esprime in più punti, in un dialetto difficile da capire, riesca a essere grammatica di sentimenti così universali, così comuni, così comprensibili.

 

Le scelte registiche puntano luci e ombre su queste madri dallo sguardo velato da diversi tipi di dolore e nel mezzo lei, l’Arminuta, che unisce questi due mondi e che, già nel soprannome, imbriglia al suo interno un movimento costante, senza riposo.

 

In questo percorso di crescita, la protagonista attraversa uno spettro di esperienze che la porteranno a maturare la consapevolezza che i legami trascendono i beni materiali. E l'amore si legge sui volti segnati, sugli sguardi di ammirazione e orgoglio, sugli abbracci sinceri.

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Un bellissimo lavoro questa ultima pellicola di Bonito che, grazie a un magistrale lavoro di casting e a una scrittura fluida e credibile, porta sul grande schermo un'opera fedele al materiale di partenza, impreziosendolo di volti a cui riusciamo a credere.


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Genere: drammatico

Paese, anno: Italia, 2021

Regia: Giuseppe Bonito

Sceneggiatura:Monica Zapelli, Donatella Di Pietrantonio

Interpreti: Sofia Fiore, Carlotta De Leonardis, Vanessa Scalera, Fabrizio Ferracane, Andrea Fuorto, Elena Lietti, Giulio Beranek, Stefano Petruzziello, Giovanni Francesco Palombaro Fiorita, Giacomo Vallozza, Aurora Barulli

Fotografia: Alfredo Betrò

Montaggio: Roberto Missiroli

Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia

Produzione: Maro Film, Baires, Kaf, Rai Cinema

Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 21 ottobre 2021

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