Presentato a Venezia78, Ennio di Giuseppe Tornatore è una vera e propria lettera d’amore al grande compositore che ci ha lasciati nel luglio del 2020.
È proprio questo racconto intimo del Maestro a rendere il documentario così forte e ipnotico. Grazie a Tornatore, uno dei registi che ha amato di più Morricone e che ha collaborato con lui ogni volta che ha potuto, abbiamo la possibilità di riascoltare per l’ultima volta le parole e i racconti del grande compositore, mentre armeggia nel suo studio senza strumenti. Perché il Maestro gli strumenti li ha “nella testa”.
Ennio parla della vita di Morricone: dal primo incontro con la musica, con la tromba in particolare, spinto dal padre, alla scelta della composizione.
Con un grande peso sul cuore, per la delusione che dará al suo mentore Goffredo Petrassi, Morricone si darà alla "musica leggera". Non tutti sanno, infatti, che dietro hit immortali come Sapore di Sale e Abbronzatissima, si nasconde un giovanissimo Ennio. In quell'epoca, il compositore sperimenta con strumenti di ogni tipo ma anche con rumori e oggetti che - solo lui - riesce a far diventare musica. I successi pop lo porteranno a farsi conoscere, sino a diventare collaboratore fidato di Sergio Leone.
Dall'urlo del coyote di Il buono il brutto e il cattivo - che Morricone odiava - fino al fischio di Per un pugno di dollari, il sodalizio tra i due autori è destinato a diventare leggenda.
In Ennio viene inoltre raccontata la storia di come, in C’era una volta in America, la musica fu scritta prima del film, dopo che Sergio Leone spiegò a Morricone ogni singola inquadratura. E, così, che la colonna sonora è diventata parte imprescindibile di questo capolavoro. La musica veniva perfino suonata durante le riprese per permettere agli attori di potersi immedesimarsi nella parte e nella sequenza che stavano andando a filmare.
Ma l'avventura di Morricone nel cinema italiano non finisce qui: sono suoi gli arpeggi di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri e le note di I pugni in tasca di Marco Bellocchio. Ma anche le colonne sonore di La battaglia di Algeri a Queimada (Gillo Pontecorvo), di Metti una sera a cena (Patroni Griffi) e dell’importantissimo I cannibali di Liliana Cavani.
Si parla anche di uno dei suoi lavori più famosi: la colonna sonora di Mission di Roland Joffè. Nel documentario è il regista stesso a raccontarci che, quando Morricone vide per la prima volta il film, si mise a piangere, dicendo che era troppo bello per aggiungere qualcosa. Dopo qualche giorno, però, ecco che arriva il contributo del Maestro: un mix tra un motivetto tipico dell’epoca e una musica etnica che doveva rappresentare i Guaranì dell’Amazzonia. La colonna sonora viene nominata all' Oscar, ma non vince.
Incredibile a credersi: il primo Oscar di Morricone è quello alla carriera, nel 2007. Per la colonna sonora dovrà aspettare il 2016, Quentin Tarantino e il suo The Hateful Eight.
Per raccontare il grande compositore, il documentario si avvale di interviste allo stesso Morricone e degli interventi di chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui. Nomi come Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, i fratelli Taviani, Oliver Stone e i già citati Roland Joffè e Quentin Tarantino. Il resto lo fa l'emozione di Giuseppe Tornatore e la sua fortuna di aver potuto lavorare con Ennio.
Genere: documentario
Paese, anno: Belgio/Cina/Giappone/Italia, 2021
Regia: Giuseppe Tornatore
Fotografia: Fabio Zamarion, Giancarlo Leggeri
Montaggio: Annalisa Schillaci, Massimo Quaglia
Colonna sonora: Ennio Morricone
Produzione: Piano B Produzioni
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 150'
Uscita: 17/02/2022