Alessandro Comodin. Si segnino tutti questo nome, soprattutto coloro che hanno ormai snobbato il cinema nostrano perché incapace di risorgere dalle proprie ceneri. Torna a Locarno75, che lo aveva tenuto a battesimo nel 2011 con L’estate di Giacomo, l’autore più ispirato e originale che c’è oggi in Italia.
Comodin rientra al paesello (San Michele al Tagliamento), ingaggia suo zio (Pier Luigi Mecchia) e dirige un film sorprendente fatto di (e con) pochissimo: Gigi la legge racconta le avventure – come suggerisce il titolo internazionale – di un vigile in servizio in un paesino del Friuli, teatro di diversi casi di suicidio.
È lo spunto narrativo – ispirato da fatti di cronaca – per un film che sta tra un poliziesco umoristico e un bizzarro documentario su un leggendario personaggio da bar.
Un vigile casanova dotato di una forza comica naturale, che asseconda la commedia ma anche il mistero: Gigi la legge è film italianissimo ma dall’aria esotica, fa ridere ma non è comico, diverte ma “spaventa”. Un litigio con il vicino che vuole costringerlo a potare le piante (per le quali il protagonista ha un’ossessione), le chiacchiere con una collega che lo redarguisce, quelle con Paola, giovane neoassunta al centralino che Gigi corteggia via radio.
Attorno a lui altre figure, anche solo evocate, come “Il Fagiano”, il sospetto Tommaso, il giovane a cui fare un tso. Comodin guarda al microscopio i luoghi della sua infanzia (come quel giardino che sembra una foresta, attraverso il quale litigare con un vicino invisibile in una scena da teatro dell’assurdo) e li trasforma in un non luogo, un plastico da scena del crimine: l’auto della polizia, il passaggio a livello, il cartello stradale che segna la fine del paese. Un paese dal quale non si esce (l’auto fa subito inversione, mentre la bravata fuori dai confini è solo raccontata) e che diventa un mondo a sé, quasi fantastico.
La regia esaspera gli spazi, muovendo le vicende avanti e indietro in quel perimetro, e i dialoghi, che si ripetono e si improvvisano sul canovaccio, esasperando così anche la normalità dei personaggi.
Fino a far diventare Gigi familiare, ma in modo spiazzante, anche dopo un finale pieno di tenerezza e umanità. Comodin rende avvincente la monotonia con un cinema che non assomiglia a nessuno (l’unico nome che si potrebbe evocare è quello di Nanni Moretti), ha idee chiarissime e personalità da vendere. La sfida più grande, ma metà sembra già vinta, resta vedere l’accoglienza che avrà all’estero.
Paese, anno: Italia, 2022
Regia: Alessandro Comodin
Sceneggiatura: Alessandro Comodin
Fotografia: Tristan Bordmann
Montaggio: Joao Nicolau
Interpreti: Pier Luigi Mecchia, Ester Vergolini, Annalisa Ferrari, Tomaso Cecotto, Massimo Piazza, Mario Fontanello, Mario Pizzolitto, Ezio Massarutto, Ulisse Buosi, Rebecca Martin
Produzione: Okta Film, Ideale Audience, Michigan Films
Durata: 102'