Salvatore Mereu dirige Bentu, presentato a Venezia 2022, nella sezione Giornata degli Autori: un film sull’ostinato rapporto dell’uomo con la natura.
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Siamo a Sanluri, nella seconda metà del Novecento e Raffaele, il protagonista curvo dalla fatica nei campi, aspetta che arrivi il Bentu, il vento, che separerà la pula dal grano.
Angelino, il suo giovanissimo nipote, cerca di aiutarlo; seppure lo inviti, a più riprese, ad affidarsi alle moderne trebbiatrici che in solo poche ore sono capaci di raccolto.
L’ostinazione del vecchio Raffaele (straordinaria interpretazione veritiera di Peppeddu Cuccu che, lo si ricorderà bambino, in Banditi a Orgosolo di Vittorio De Seta, 1961, ma anche in Sonetà ula, dello stesso Salvatore Mereu, 2008) è più forte dello scorrere dei tempi che spingono alla modernità .​
Con Bentu, abbiamo un lavoro egregio di adattamento dal romanzo di Antonio Cossu. Le pagine di carta scorrono lievi sullo schermo e riacquistano uno spessore nuovo e contemporaneo. Il rapporto dell’uomo con la natura è una delle questioni, oggi, sotto i riflettori nel campo educativo piuttosto che politico ed economico.
Salvatore Mereu, ancora una volta ha a cuore il rapporto tra due generazioni che apparentemente risultano distanti, quasi estranee, come i protagonisti di Assandira, film del 2020, dove il dramma della distanza tra la tradizione incarnata da un padre e l’evoluzione storica da un figlio, ha come esito il buio interiore, la confusione psichica fino alla morte.
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Bentu, al contrario, è un film di sole e luna, fatto di luce e buio naturali: i campi di grano ondeggiano leggeri e cauti durante il giorno mentre la notte, un bagliore dato dalla fiammella di una candela diventa l’ospite dell’intimità di Raffaele che la abita, in silenzio e solo.
Raffele e Angelino rispecchiano i diversi criteri di intendere il tempo dell’attesa: per il primo, saggio e paziente, è l’ascolto della natura, dei suoi riverberi che indicano l’avvicinarsi di Bentu; per il secondo è l’impazienza di vivere ogni esperienza prima ancora di essere in grado di sopportarne i rischi.
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Infatti Angelino (il giovane e talentuoso Giovanni Porcu) è caparbiamente ostinato a cavalcare una giovane cavalla, poco addestrata e, nonostante il divieto del vecchio zio, lo farà , giocandosi tutto in una galoppata veloce.
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Bentu è un film che ridona la fiducia nei confronti di una natura martoriata dall’uomo e usurpata dei suoi diritti in nome del progresso e della tecnologia e, come dice il vecchio protagonista: «l’America si è comprata tutto ma non il Bentu!»​.
Un film di chiaro-scuri, un affresco seicentesco la cui memoria visiva porta ai maggiori esponenti del periodo barocco, uno tra i quali George de La Tour, influenzato dalla luce caravaggesca, dove il lume della candela illumina le figure di San Giuseppe, della Maddalena. Un film di rumori naturali: quello della spiga che attende di essere spogliata dalla paglia. Un film di suoni arcaici, come quello della lingua sarda che pochi sanno ancora tradurre.
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Bentu è un film essenziale, come è essenziale il ritmo della natura, solenne e regale, capace di primeggiare su ogni evoluzione e progresso, in ogni tempo, sempre.
Genere:Â drammatico
Titolo originale:Â Bentu
Paese, anno:Â Italia, 2022
Regia:Â Salvatore Mereu
Sceneggiatura:Â Salvatore Mereu
Fotografia:Â Francesco Piras
Montaggio: Andrea Lotta, Salvatore Mereu
Interpreti: Giovanni Porcu, Peppeddu Cuccu
Produzione: Istituto Superiore Regionale Etnografico (ISRE), Viacolvento
Distribuzione:Â Viacolvento
Durata:Â 70'