Negli ultimi vent’anni c’era riuscito solo Michael Haneke a fare il bis a Cannes, con l’ultima Palma d’oro si aggiunge ora anche Ruben Östlund ai nove nomi che hanno vinto due volte il prestigioso premio (ma tra i due registi i punti di contatto non si limitano a questo).
Per chi avesse mal digerito il suo precedente The square, se non una seconda Palma accordi al regista svedese almeno una seconda chance: Triangle of sadness non è un capolavoro né un film indimenticabile ma lo stato dell’arte, nel bene e nel male, del cinema del presente.
Non un caso che a premiarlo sia proprio il festival che da una parte esclude le produzioni Netflix ma che dall’altro è anche in grado di intercettare il “nuovo” cinema: come quello di Östlund, capace di fare i conti con i meccanismi della serialità restando comunque dalla parte del Cinema. Diviso com’è in episodi (il primo già bastava, l’ultimo forse avanza) che avrebbero anche una loro autonomia, Triangle of sadness mette in scena una grottesca commedia in tre atti sul potere del denaro.
Nel primo episodio un modello e una influencer sono impegnati in un’estenuante tète-à-tète su chi debba pagare il conto della cena.
Nel secondo una violenta tempesta si abbatte su una nave da crociera, che naufraga su una piccola isola greca. Nel terzo i superstiti dovranno affrontare ribaltamenti di ruoli e problemi di sopravvivenza.
Un po' Ferreri un pò Buñuel ma in chiave scandinava tipo Roy Andersson, il regista svedese mescola Lars Von Trier e Monty Python, Titanic e Lost (la serie), gli spot Balenciaga e i reality show.
Il mondo della moda e l’upper class in una crociera con naufragio che pare un circo, dove l’autore umilia i ricchi, i ricchi umiliano i poveri, e i poveri ci assomigliano più di quanto vorremmo.
Si chiude così un’ideale trilogia - partita dall’ottimo Forza maggiore - priva di empatia verso i suoi personaggi e con una punta di sadismo verso gli spettatori: l’astuzia di Östlund sta tutta nel costringerci a subire il film o a reagire al disagio, magari mettendoci proprio contro il film.
Vero è che nella parte della crociera non mancano momenti anche autocompiaciuti, mentre quel profluvio di merda e vomito può disturbare: non è così scontato riuscire a sintonizzarsi con i parossismi e la caustica ironia del regista svedese, anche per chi abbia confidenza e apertura verso questo tipo di cinema.
Attenzione ai dettagli del sonoro (il rumore del tergicristallo sul vetro, quello delle porte dell’ascensore che aprono e chiudono) e perfetta pure la colonna sonora, che non concede appigli emotivi a nessuno, davanti e dietro allo schermo (un po' di metal, molta classica, tormentoni dance ormai démodé come le crociere). Va da sè che il doppiaggio potrebbe penalizzare il film, la visione domestica dargli il colpo di grazia. Sembra ovvio ma ribadirlo non guasta: è cinema, va visto al cinema.
Genere: commedia, grottesco
Paese, anno: Francia/GB/Grecia/Svezia/USA, 2022
Regia: Ruben Östlund
Sceneggiatura: Ruben Östlund
Fotografia: Fredrik Wenzel
Montaggio: Ruben Östlund
Interpreti: Arvin Kananian, Charlbi Dean, Dolly De Leon, Harris Dickinson, Henrik Dorsin, Iris Berben, Oliver Ford Davies, Sunnyi Melles, Vicki Berlin, Woody Harrelson, Zlatko Burić
Produzione: 30West, Arte France Cinéma, BBC Film, Bord Cadre Films, British Film Institute, Canal+, Coproduction Office, Danish Film Institute, Endeavor Content, Essential Films, Eurimages, Film i Väst, Good Chaos, Hamburg Film Fund, Heretic, Imperative Entertainment, Medienboard Berlin-Brandenburg, Nordisk Film & TV Fund, Piano Films, Plattform Produktion, Sovereign Films, Sveriges Television, Swedish Film Institute, ZDF/Arte
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 149'
Data di uscita: 27/10/2022