È un brano del nostro Laszlo De Simone (Conchiglie) la canzone portante dell’ultima pellicola di Christophe Honoré, presentata in anteprima italiana al 40mo Torino Film Festival: «Niente potrà tornare a quando il mare era calmo. Vedrai non serve a niente rintanarti in te stesso».
Le lycéen ricostruisce il difficile momento che il regista adolescente ha affrontato dopo aver perso il padre; a poca distanza dall’uscita di È stata la mano di Dio, ecco un altro film che rielabora il lutto quando il figlio ha ormai raggiunto l’età del genitore.
Il diciasettenne Lucas, che ha appena perso il padre in un incidente d’auto, si racconta ricordando momenti della sua vita immediatamente prima e dopo il tragico evento.
L’ultima giornata con il padre, poi il ritorno a casa con le condoglianze dei parenti, il dolore della madre, la lite con il fratello maggiore: Quentin sta cercando di farsi una carriera nel mondo dell’arte e non vuole lasciare Parigi per stare vicino alla famiglia in quel momento difficile.
Lucas parte allora insieme a lui alla volta della capitale, per fermarsi una settimana e cercare di distrarsi. L’amicizia con il coinquilino di suo fratello lo aiuterà a ritrovare la propria identità, anche sessuale, ma il dolore troppo forte lo porterà ad aggrapparsi alla vita con una furia autodistruttiva.
Ambientazione invernale (il titolo internazionale è Winter boy) che ricorda un po' le atmosfere del recente Stringimi forte di Mathieu Amalric (altro film sull’elaborazione di un lutto), ma questo Le lycéen ha uno spessore tutto suo perchè Honoré vi mette tutto se stesso.
È un film che, nonostante le mascherine lo collochino nel presente, ha i colori del cinema del passato, con Truffaut in testa: il raccontarsi mentre si vive l’amore, certi dettagli come «Oggi ho incontrato un prete», il volto di Paul Kircher che ricorda la purezza di Jean-Pierre Léaud.
Ottimo anche il resto del cast, compresa Juliette Binoche (la madre) in un ruolo drammatico misurato nei toni. Personale e scoperto come pochi, il film di Honoré è guidato più dall’istinto che da un progetto, tanto che la storia sembra in balìa delle impressioni e dei ricordi del protagonista (come l’ombra del dubbio che il padre si sia suicidato, tappa di un percorso che porterà Lucas a mettere in gioco la sua stessa vita).
Ne esce un coming of age del lutto girato in modo intermittente, febbrile, senza però che questo comprometta la solidità del racconto. Peccato si trascini un po' l’ultima parte, forse una ventina di minuti in meno avrebbero giovato.
Genere: drammatico
Paese, anno: Francia, 2022
Regia: Christophe Honoré
Sceneggiatura: Christophe Honoré
Fotografia: Rémy Chevrin
Montaggio: Chantal Hymans
Musiche: Yoshihiro Hanno
Interpreti: Paul Kircher, Juliette Binoche, Vincent Lacoste
Produzione: Auvergne Rhône-Alpes Cinéma, France 2 Cinéma, Les Films Pelléas
Durata: 122'