Non siamo niente senza storie, quindi vi invitiamo a credere in questa: la spiegazione di Il prodigio, conturbante film con Florence Pugh su NetflixÂ
Fin dall’inizio Il prodigio ci spiazza. Si apre su uno studio cinematografico, molto alla Truffaut, dove il film viene girato. Una voce narrante ci saluta e ci spiega ciò che andremo a vedere, ma sopratutto ci offre una chiave per leggere l'intero film: «Non siamo niente senza storie, quindi vi invitiamo a credere in questa»​. Già dall’incipit, quindi, capiamo quindi due cose: uno, che ci stanno raccontando una storia; due, che a questa storia bisogna credere.
Di che cosa parla Il prodigio
Tratto dal romanzo di Emma Donoghue, Il prodigio parla della nostra Lib (Florence Pugh) un’infermiera che dall’Inghilterra muove in Irlanda per il caso di una bambina che non mangia da quattro mesi, ma è in perfetta salute. Nonostante sia una donna di scienza, Lib non può fare nulla: solo osservare ciò che accade intorno al prodigio per capire se ciò che racconta la bambina sia la verità - cioè che si nutre della manna del Paradiso - o se, in qualche modo, riesce a mangiare di nascosto.
Passa quindi del tempo con la ragazza, studiando i suoi movimenti e scrutando ogni angolo della casa alla ricerca di pertugi dove poter nascondere del cibo. Ma nulla. In questa fede disperata di Lib della razionalità , contro il bigottismo della religione, scopriamo sempre più il suo personaggio: una donna spezzata che cerca solo una famiglia. Sarà proprio l’incontro con il Prodigio che le darà la possibilità di una seconda vita.
Cibo e fame, divinità e razionalitÃ
Nell’Irlanda del 1862 della Grande Carestia, un paese dove si moriva letteralmente di fame, viene ambientata la storia di una bambina che riesce a non mangiare. E il cibo è il fulcro della storia: tutti fanno fatica a procurarselo, eppure Lib mangia bocconi pieni e utilizza i pasti per farsi venire sempre nuove idee e intuizioni.
Allo stesso tempo gli uomini che circondano Lib biasimano la sua fame e le sottraggono alcuni alimenti, come se il cibo non fosse propriamente una cosa da donne e, anzi, ben vengano le femmine che non mangiano. Ecco allora che Anne diventa un prodigio, una notizia: in un mondo dove tutti vorrebbero mangiare, ma non possono, lei decide di non farlo.
Curioso come quello del cibo sia un tema che attraversa alcuni dei film recenti dedicati a personaggi femminili, da Spencer a Il Corsetto dell’Imperatrice: ma se Diana e Sissi vedevano il pasto come una tortura, Anne ha invece la libertà di liberarsi (e liberare anche la famiglia) dal peso di nutrirsi, elevandosi così al divino.
Al contrario Lib, con la sua fame, rimane ancorata a terra con tutta la sua razionalità : sa che non è Dio a sfamare la bambina e decide quindi di non arrendersi, di non credere a quello che i religiosi le raccontano.
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Credere: vi ricorda qualcosa questo invito? Sì, è proprio quello che ci domandavano di fare sin dall'inizio le regole del film.Â
Il prodigio è un film sul credere alle storie
Su cosa si basa la fede se non sul credere in una storia, in un racconto che ci viene tramandato nei secoli? Così Anne è portata alla fame dal suo volere continuare a credere in una storia scritta da uomini per uomini; e sarà proprio una donna ad andare contro a questa credenza, contro le regole, contro la storia stessa.
Alla fine del film anche noi spettatori dovremo decidere: vorremo credere alla storia narrata da Il prodigio sino al punto che, quando torneremo sul set, ci sembrerà incredibile che ciò che è stato raccontato non sia la realtà ? Alla fine è il cinema stesso a essere così: una finzione che per qualche ora sembra realtà .