La vita non è che uno stato d’animo. Le pellicole di Paolo Genovese ci hanno sempre aiutato a riflettere sui comportamenti umani, in particolare sul rapporto con gli altri e sulla natura profonda dell’uomo.
Con Il primo giorno della mia vita, concepito da principio dall'autore come libro (edito da Einaudi nel 2018) e adesso trasposto al cinema – nelle sale dal 26 gennaio – il regista romano si interroga sul senso dell’esistenza, se per vita intendiamo una condizione necessaria per essere felici e, ove questa condizione non si avveri, se varrebbe la pena buttare tutto alle ortiche.

Il titolo, d’altronde, la dice lunga: quando comincia la felicità? Ciascuno di noi vorrebbe che iniziasse e non finisse mai.
Appena nati si ha la vana illusione – e l’errata convinzione – che quel germoglio di vita impiantato nell’utero non contempli per nulla il concetto di morte. Il primo giorno quindi diventa il principio di infiniti momenti di incommensurabile felicità. Quando ci accorgiamo che l’incanto si spezza ecco che sopravviene la delusione, la rabbia, la tristezza, l’impressione che la vita sia solo dolore e non piacere. È quello che accade ai personaggi di questa nuova avventura di Genovese.

Arianna (Margherita Buy) è una madre poliziotta che fatica a sopravvivere dopo la morte della figlia sedicenne scomparsa dopo un attacco cardiaco. Napoleone (Valerio Mastandrea), un motivatore che aiuta le persone a credere in sè stesse, non ha più ragioni per vivere. Emilia (Sara Serraiocco), ex atleta, ha il problema di arrivare sempre seconda alle gare dal giorno che è caduta è sulla sedia a rotelle. Daniele (Gabriele Cristini) è un ragazzino di nemmeno dieci anni con il diabete che vuole dismettere i panni di youtuber impostogli dai genitori.

Tutti e quattro, per ragioni diverse, vogliono farla finita. Ma un uomo (Toni Servillo), entrato misteriosamente nelle loro vite dal momento in cui hanno deciso di terminare la loro avventura sulla Terra, si darà da fare per convincerli a cambiare idea.
Per una settimana dà loro modo di osservare, e di capire, come sarà la vita per quelli che lasceranno e a che cosa rinuncerebbero nel futuro se decidessero di compiere fino alla fine il gesto del suicidio. Napoleone, Arianna, Emilia e Daniele vivono quindi in questi sette giorni un momento di “sospensione” che li aiuterà a prendere coscienza di quel che stanno per fare.

Rispetto alle pellicole precedenti di Genovese, Il primo giorno della mia vita scorre lento; le scene sono sempre buie e, anche quando si svolgono all’esterno, il regista predilige l’oscurità. Una scelta che vuole, forse, concentrare l’attenzione dello spettatore sui dialoghi, sulle sensazioni spesso claustrofobiche - cosa anche strana se si pensa a The Place e Perfetti sconosciuti che erano entrambi ambientati in interni eppure non suscitavano la stessa angoscia – e sui protagonisti alle prese con la stanchezza, il venir meno della voglia di vivere, la disillusione, l’arrendevolezza.
Un tocco di vitalità lo si riscontra in coloro che in questo film hanno solo un cameo: come Lino Guanciale, che interpreta Tommaso, un ragazzo che incontra Emilia per caso; Thomas Trabacchi, il socio di Napoleone; Antonio Gerardi che recita la parte del padre di Daniele; Vittoria Puccini, altra donna misteriosa al pari di Toni Servillo.
Per il resto il film si svolge al rallenty, senza ritmo e senza colpi di scena. Se da una parte la struttura scenografica non poteva che essere altrimenti, dato il tema, d’altro lato questa scelta non appassiona appieno lo spettatore com’era successo in passato con le altre pellicole di Genovese. Si resta in attesa, per tutti e 121 i minuti di durata, solo per conoscere come va a finire la storia.

Interessanti e ben scritti anche i dialoghi. Per esempio le parole pronunciate da Servillo sull’amore dei genitori per i figli: «Siamo stati abituati a pensare che tutto quello che ci arriva dai nostri genitori non può che essere buono, ma anche loro possono farci del male». Per poi concludere con la massima che racchiude il valore e il messaggio che il film vuole lanciare: «L’unica cosa che conta è avere nostalgia della felicità in modo che abbiamo sempre voglia di andare a cercarla».

Paese, anno: Italia 2023
Genere: commedia, drammatico
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese, Paolo Costella, Rolando Ravello, Isabella Aguilar
Fotografia: Fabrizio Lucci
Montaggio: Consuelo Catucci
Interpreti: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco, Gabriele Cristini, Giorgio Tirabassi, Lino Guanciale, Antonio Gerardi, Lidia Vitale, Vittoria Puccini, Elena Lietti, Thomas Trabacchi, Davide Combusti
Musiche: Maurizio Filardo
Produzione: Lotus Production, una società di Leone Film Group Medusa Film
Distribuzione: Medusa Film
Durata: 121 min
Data di uscita: 26/01/2023