
La presenza alla regia di un cineasta action come Ringo Lam, fortemente voluto da Jean-Claude Van Damme stesso, poteva fare ben sperare. Sperare di riuscire uno spessore narrativo alle pirotecniche avventure del palestrato attore belga era forse una pretesa eccessiva; ma, visti i trascorsi (perlopiù quelli in patria) del regista, si poteva sperare in un lavoro meglio riuscito perlomeno dal punto di vista tecnico. Il Lam da esportazione si dimostra invece regista decisamente sterile, incapace di imporre un qualsivoglia ritmo ad un racconto fin troppo inverosimile; e qualche intuizione visiva non è sufficiente a riabilitarne il lavoro. A questo si aggiunga la sceneggiatura in perfetto stile Van Damme, in cui non importa se sei un mafioso russo, un agente dell'FBI o chissà che altro (visto che tra le altre cose, alle volte il racconto riesce addirittura a non essere chiarissimo): il buon Jean-Claude -che qui interpreta addirittura due personaggi - te le darà comunque di santa ragione. I fan saranno entusiasti, il resto del pubblico molto meno.