Steven Seagal, ormai sempre più in palese debito di forma (e vagamente somigliante a James Belushi), è un agente incaricato di portare un misterioso pacchetto da un paese all'altro. Di paese in paese, verrà braccato da sempre più malvagi, tutti interessati al pacchetto stesso: eppure, più con l'astuzia che con la violenza, riuscirà in qualche maniera a cavarsela. È subito chiaro che il film sia poca cosa; ma anche se valutassimo il tutto all'interno della categoria dei film-con-Steven-Seagal, The Foreigner sarebbe comunque uno dei peggiori esponenti del genere. La prima scazzottata vagamente degna di questo nome arriva dopo quasi un'ora, mentre durante tutto il resto del film si vede solo qualche mossetta accennata che il povero Michael Oblowitz cerca di rendere spettacolare con ralenti ed effetti da videoclip raccappriccianti. Banale, schematico (alla fine gli inseguitori vengono tutti eliminati con lo stesso trucco); senza contare che la sceneggiatura, più che preoccuparsi di dare plausibilità alla storia, sembra più una raccolta di "episodi" collegati tra loro senza filo logico. Talmente disastroso - direzione, sceneggiatura, recitazione, colonna sonora da dimenticare - che ci sentiamo di consigliarlo solo agli amanti del trash più puro. Merita un voto solo per la quantità di ridicolo involontario che si tira dietro fin dalle primissime scene, che richiamano - più o meno volontariamente - alla memoria i momenti più pacchiani della trilogia di Rambo).