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L'attimo fuggente

29/03/2008 12:00

Vito Sugameli

Recensione Film,

L'attimo fuggente

Romanticismo, passione, sublimazione...

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Romanticismo, passione, sublimazione. Artisti disperati e maledetti alimentano il loro estro creativo attraverso studi alternativi, professando nuove discipline all'insegna dell'espansione mentale. Non siamo nell’800 ma nel XX secolo, verso la fine degli anni ’50; periodo in cui Peter Weir e lo sceneggiatore Tom Schulman prendono per mano lo spettatore, portandolo nei lidi poetici entro i quali si consuma la narrazione: benvenuti nel ristretto circolo della “Setta dei poeti estinti”.


Vermont, 1959. La più facoltosa e onorata scuola della zona, la Welton Accademy, insegna da generazioni le regole fondamentali per una buona preparazione scolastica: tradizione, onore, disciplina ed eccellenza sono i quattro pilastri di cui ogni studente deve servirsi per sopravvivere in società. È una struttura d’insegnamento rigida, o per meglio dire lo era, prima che il professore di letteratura John Keating (Robin Williams) ne rivoluzionasse il metodo. Non c'è difatti quel distacco emotivo alunno-professore: Keating scende allo stesso livello dello studente, invogliandolo a crescere ed imparare per mezzo della cultura, educandolo secondo un rapporto di stima e affetto.


Meraviglioso Robin Williams, capace di commuoversi e far commuovere, aiutato da un cast molto eteregeneo di giovani attori tra i quali spiccano Ethan Hawke e Robert Sean Leonard - bravi nell'integrare allo splendore dell'adolescenza l'imbarazzante paura nei confronti della vita. L’attimo Fuggente è uno scrigno pieno di vita. Parafrasando l'introduzione alla metrica poetica del professore John Keating: la vita deve essere vissuta senza alcuna struttura, senza assiomi, senza restrizioni; bisogna semmai assaporarne la bellezza, sviscerarne il contenuto e, infine, conservarne l'esperienza. I temi affrontati oltretutto sono sempre attuali: il rapporto padre-figlio, la società priva di sentimento, la rigidità del sistema scolastico. Il film è innegabilmente ben sviluppato e la sceneggiatura di Tom Schulman - premiato con l'Oscar - si presta con realismo al concetto di rivoluzione verso quell’anticonformismo che vieta di essere se stessi. Di base ciò che viene sviluppato è uno studio su come l’individuo percepisce ed interpreta se stesso e il mondo che lo circonda - la PNL (programmazione Neurolinguistica). Carpe Diem.


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