Romeo deve morire si fregia dell'insolito binomio Kung-Fu/Hip-hop per cercare di venire incontro alla nuova generazione di adolescenti, sempre proiettati verso un approccio al mezzo cinematografico semplice e frenetico. Si tratta di uno stile insolito per un film d'azione, voluto in prima persona dal regista Andrzej Bartkowiak e dal produttore Joel Silver (Matrix). Nonostante la presenza di due neo-attori e cantanti - DMX e Aaliyah - possano ad impatto preoccupare, il risultato finale supera qualsiasi preconcetto. La trama scade irrimediabilmente nei soliti cliché, aggiungendo di fatto davvero poco o nulla al genere di appartenenza: due potenti boss per il controllo del porto si sfidano in una guerra senza regole e a pagarne le spese è il figlio di uno dei boss. Quando trovano il corpo, il fratello più giovane, Han (Jet Li), fugge da un carcere speciale di Hong Kong e torna in America per cercare vendetta. Il dinamismo musicale si adatta discretamente alle scene d'azione, merito se non altro di un buon montaggio che non lascia allo spettatore un solo attimo di tregua. Rimanendo in tema, le coreografie curate da Corey Yuen (noto per aver contribuito alla realizzazione del blockbuster cyberpunk Matrix) non sono affatto prevedibili e in più di un'occasione lasceranno piacevolmente elettrizzati. Molto valide inoltre le prestazioni degli attori, tra le quali spiccano quelle di Delroy Lindo, Russel Wong, il divertentissimo Anthony Anderson e naturalmente l'indiscusso protagonista Jet Li, sempre più disinvolto nel rappresentare la freddezza dell'eroe duro e spietato. Senza tirare in ballo la maestria tecnica di Bruce Lee o l'esaltazione autoironica di Jackie Chan, l'attore si incastra perfettamente fra i due come valida alternativa. In un clima cinematografico sempre più incline all'uso di tecniche digitali, Romeo deve morire si prende - grazie al suo credo deliberatamente referenziale - una parziale rivincita, tra fili e salti acrobatici. Intrattiene, coinvolge e diverte pur rimaneggiano una storia simile a tante altre; a cambiare qui è il tono, duro e violento, nonché un linguaggio più vicino alle moderne generazioni.