Ispirandosi ad un racconto di inizio secolo di Juhani Aho, Kaurismäki realizza un film da lui stesso definito come “un film muto, con musica”. È quindi un film non convenzionale all'interno della sua cinematografia, che solitamente percorre binari ben definiti: uno sconvolgimento a livello formale, ma anche nelle ambientazioni (l'ambientazione rurale, mentre la città ci viene mostrata come rifugio del Male) e nel rapporto con la musica. L'onnipresente colonna sonora (di Anssi Tikanmäki) accompagna il film dall'inizio alla fine, sottolinea il ritmo e le emozioni dei personaggi, peraltro interpretati in maniera deliziosa. Sarebbe limitativo definirla come mero supporto: anzi, la sua importanza nell'economia è uguale a quella delle immagini. La mano del regista si nota questa volta soprattutto per la qualità eccellente della fotografia, per il casting azzeccato; ne risulta quidi un film simpatico e godibile, così diverso rispetto alla “normale” produzione di Kaurismäki che risulta difficile trovargli una collocazione critica appropriata al suo interno.