Anche se fedele solo in parte, il film di James Mangold (Walk the line - Quando l'amore brucia l'anima) è il remake dell'omonino film di Delmer Daves del 1957, e questa nuova trasposizione risulta essere sicuramente un western estremamente bello e avvincente. Rompe con la tradizione canonica della stereotipata lotta tra bene e male a colpi di duelli in piena strada immediatamente a seguire da risse su larga scala nei saloon. A interpretare il personaggio senza scheletri nell'armadio c'è il fenomenale Christian Bale, confermatosi ancora una volta (se mai ce ne fosse ancora bisogno) come uno dei migliori attori attualmente in circolazione. Riesce ancora una volta a permeare dell'intensità recitativa che lo contraddistingue, il personaggio "buono" della storia: un perfetto e protettivo padre di famiglia, che per guadagnare un po' di dollari e per garantire un futuro a moglie e figli accetta un compito rischiosissimo: scortare il bandito Ben Wade fino al momento di caricarlo sul famoso treno delle 3:10 per Yuma. Il personaggio di Bale è forte caratterialmente, orgoglioso e responsabile; da un diverso punto di vista però apparire come un mercenario e assassino, ma sicuramente senza conseguenze morali nell'anima del personaggo. Ma secondo l'hitchockiano pensiero, "un film è valido tanto quanto lo è il cattivo", ecco che la storia presenta il premio Oscar Russel Crowe in grandissima forma nei panni dello spietato bandito Ben Wade. Il personaggio risulta interessante soprattutto per merito del suo cinico moralismo, furbescamente scaltro nel citare all'occorrenza passi sul Dio giusto quanto violento del Vecchio Testamento, per usarli a suo favore. L'ambigua sfaccettatura morale rende il personaggio interessante quanto imprevedibile, portato più alla violenza psicologica che non a quella fisica e omicida (a quella ci pensa il suo fidato braccio destro interpretato da Ben Foster, soprendentemente bravo e perfetto per il ruolo). I due condivideranno stati d'animo, su tutti la mancanza di fiducia nel mondo che li circonda e nel futuro, ma anche l'estrema convinzione nel portare a termine la propria missione, che alla fine dei giochi li porterà a creare un rapporto umano di sostanziale stima. Alla luce di questo, viene da chiedersi perchè si continua ad essere ostinati nel criticare i remake. L'utilità dell'operazione può essere senza dubbio discutibile, ma nel caso in cui l'operazione è coordinata da un bravo regista e incarnata da grandi attori, non diventa più necessario contestare il progetto, in nome dell'aura mitica che porta con sè l'originale. A volte, in determinate condizioni di ottima qualità , il lavoro originale rivisto e reintrepretato può superare l'originale. La favola dell'allievo che supera il maestro... ed è questo il caso.