Un incontro casuale tra Jeremy, proprietario di un ristorante a New York ed Elizabeth, ragazza dal cuore spezzato, che entra disperata nel suo locale, dopo aver saputo di essere stata mollata dal fidanzato, innamorato di un’altra donna. Lizi, il suo diminutivo, trascorre qualche sera con Jeremy, quando, dopo la chiusura del ristorante, si ritrovano dinanzi alle torte rimaste, accontentandosi di un pasto frugale e scambiandosi chiacchere, racconti ed opinioni. Le “Blueberry nights” di Lizi, che inizia a gustare una torta di mirtilli, unico dolce a rimanere intatto alla fine di ogni giornata. Lo status di beatitudine raggiunto in compagnia di quel ragazzo, di cui conosce poco o nulla, ma di cui si è fidata subito, non durerà a lungo, Lizi, infatti è alla ricerca di cambiamento, vuole e deve assolutamente lasciarsi il passato alle spalle. Così parte alla volta di mete sempre diverse e, ad ogni fermata corrisponde una nuova dimensione dell’anima, come una sorta di metempsicosi. La giovane Elizabeth compie inconsciamente un suo Karma, fatto di reincarnazioni, in cui cambiano i luoghi, le persone incontrate, ma in cui percepisce la trasformazione continua dal suo vecchio sé al nuovo. Paradossalmente non avverte alcuno stravolgimento nella sua personalità. Il suo essere infatti, non viene stravolto dal suo divenire, semplicemente ne viene rafforzato. Norah Jones, al suo primo debutto cinematografico, interpreta una ragazza ai limiti della riservatezza, coraggiosa e fiduciosa nel prossimo. Convince molto la sua performance, naturale e di una semplicità accattivante e coinvolgente. Suo anche il brano “Story”, colonna sonora del film, che non tarderà a diventare un must. Sullo schermo si alternano personaggi noti e meno noti, come non citare un Jude Law in splendida forma, interprete di straordinario talento e di notevole pregnanza scenica; per non parlare della seducente e super sexy Rachel Weisz e della provocante e sbarazzina Natalie Portman, eclettica e "tipica" nell’impersonare ogni volta ruoli sempre diversi ed eterogenei, rispetto ai precedenti; infine David Strathairn, attore conosciuto più per le sue interpretazioni in film d'azione, la cui verve drammatica in questo inusuale ruolo, non lascerà indifferente il pubblico in sala. La regia di Wong Kar Wai è molto lenta, in ciò risiede probabilmente la sua bellezza e il suo valore estetico. Chiarificatrici a tal proposito, le parole di Lizi, quando Jeremy ironicamente le dice di “non aver mai visto nessuno mangiare cosi velocemente", Elizabeth risponde semplicemente “è buona”. Il film ha una sua magia indescrivibile, esaltata in ogni singola inquadratura, dal gioco di immagini e di colori, non casuale. E’ un film da gustare piano piano, per tale motivo il finale è tanto follemente atteso, perché rappresenta il raggiungimento parossistico di quel piacere a lungo desiderato… e a fatica conquistato.