Quante donne non possono andare in giro senza portare con sé la propria pochette dei trucchi? Anche Lee non può uscire senza la propria, peccato che al posto di cipria e rossetti lei porti con sé taglierini, coltelli, forbicette e tintura di iodio: il kit perfetto per una cutter d.o.c. La modificazione del corpo è sempre stato un comportamento molto diffuso in tutte le culture e per molte delle stesse ragioni attuali: per rendersi sessualmente più desiderabili, per ottenere l'ascolto e il favore degli dei, per segnare lo status di appartenenza sociale, per tenere lontani male e malattia. Johnny Depp, nell'avambraccio, ha otto cicatrici che si è fatto per ricordare i momenti importanti della sua vita, egli disse "In un certo senso il mio corpo è un diario". Marilyn Manson, la Rock star più famosa del mondo, ha sul corpo oltre 400 cicatrici. Se le è fatte durante i suoi concerti e durante i suoi video. Il cutter psicotico è altamente a rischio perché non ha la cognizione della profondità del taglio e del rischio medico conseguente all'incisione che si pratica, a causa dell'assenza di contato con la realtà o proprio perché con la realtà questo contatto non lo si vuole avere. Lee si taglia ogni volta che suo padre, alcolista molesto, picchia sua madre, donna remissiva e inconsistente, all'interno di un menage familiare racchiuso in una casetta color confetto. A causa di un taglio più profondo del solito, Lee viene spedita in una clinica psichiatrica. Appena uscita non sembra in realtà cambiato gran ché, sino al momento in cui, alla ricerca di un lavoro, Lee incontra l'avvocato E. Edward Grey, personaggio se possibile ancora più schizzoide e allucinato, a tratti decisamente e volutamente sadico, a tratti tenero nel suo voler aiutare Lee e al contempo se stesso. Vincitore del premio speciale della giuria del "Sundance Film Festival" per l'originalità della sceneggiatura, il film di Steven Shainberg, tratto da un racconto breve di Mary Gaitskill, si muove su diversi piani. Serpeggia sin dall'inizio un'atmosfera con una certa carica erotica che ammicca al Romance della Breillat, passando brevemente al dramma psicologico stile Ragazze Interrotte e psicotico stile La Pianista. Il tutto in un clima surreale tratteggiato attraverso un'ambientazione kitch e barocca nei luoghi e nei costumi. Trait d'union un tocco ironico e lievemente comico di addentrarsi nel tema del sadismo e dell'autolesionismo, per cui chi all'inizio crede di assistere ad un film drammatico, si ricrederà definitivamente nel secondo tempo e nel finale alquanto grottesco e festoso. Dal tema "Ciò che può renderti felice non può essere cattivo", il messaggio che viene fuori dal film è assai ambiguo e al contempo ironico o amorevole, laddove esistono stati dell'animo e affezioni talmente complesse in cui neanche il potere del racconto o la mano dello stesso regista può arrivare.